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Religioni insieme per la pace

Kirill: “La risposta
militare deve essere commisurata
all’offesa, altrimenti si cade
in un vortice
di violenza”


Il ricorso alla violenza per riportare pace e giustizia è legittimo, ma solo quando hanno fallito tutte le strade di trattativa pacifica. A presentare la posizione della Chiesa ortodossa russa, in merito alla crisi internazionale che si è venuta a creare in seguito agli attacchi dell’11 settembre, è il metropolita Kirill di Smolensk e Kaliningrad, direttore del dipartimento delle relazioni esterne del Patriarcato di Mosca, in un’intervista rilasciata al programma televisivo “Zercalo”. “Dal punto di vista cristiano – afferma Kirill – bisogna usare tutti i mezzi possibili di pace per restaurare la giustizia. Tuttavia, se questi non sono sufficienti, la risposta può essere violenta”.
Ricordando la tradizione cristiana del V secolo e gli insegnamenti di Sant’Angusto, il metropolita precisa le condizioni per fare ricorso alle azioni militari. “La guerra – spiega – può essere dichiarata solo quando tutti i mezzi pacifici sono falliti” e “solo quando ci sono buone speranze che essa possa portare allo scopo stabilito”. “Gli Stati Uniti – aggiunge Kirill – hanno il diritto di ristabilire la giustizia utilizzando mezzi militari. Ma se le loro azioni vogliono essere giustificate, queste devono essere commisurate alla offesa subita” e “non devono provocare sofferenze alla popolazione innocente”. Se invece “gli attacchi di ritorsione dovessero provocare una nuova ondata di confronto, allora gli Stati Uniti dovranno assumersene la responsabilità”. Il metropolita riconosce che è difficile dare un giudizio perché “ciò che è successo in America è una tragedia” che poteva capitare ovunque, anche al Cremlino. “Allo stesso tempo – aggiunge Kirill – dobbiamo ricordare sempre che la risposta deve essere commisurata all’offesa. Non si può permettere che il mondo cada in un vortice di violenza”.
Nell’intervista, il metropolita tiene anche a precisare che “in questa situazione non c’è nessuna implicazione religiosa” ed aggiunge: “Perché hanno attaccato il World Trade Center? Perché è il simbolo di un modello di civiltà che pretende di essere universale e gli Stati Uniti ne sono in parte coinvolti”. “L’umanità – ha concluso il metropolita – non può vivere secondo un unico standard di vita, qualunque esso sia: liberale-occidentale, islamico, cattolico o ortodosso. Possiamo raggiungere un equilibrio nel mondo solo se impariamo a vivere insieme, se i valori che caratterizzano un sistema di civiltà non sopprimono quelli che appartengono all’altro. Altrimenti ci distruggeremo tra terrorismo e guerre”.
Solidarietà agli Stati Uniti è stata espressa anche dal Consiglio interreligioso di Russia, al quale partecipano ortodossi, buddisti, musulmani e rappresentanti dell’ebraismo. “Comprendiamo e condividiamo – afferma il Consiglio – il dolore della nazione americana. Non ci può essere nessuna giustificazione ad un crimine così mostruoso”. Nel messaggio, il Consiglio si appella ai politici e ai mass-media affinché “questi eventi non siano interpretati come un conflitto interreligioso”. “Nessuna religione – scrivono musulmani, ebrei, buddisti e ortodossi – ammette la possibilità di commettere crimini simili”.
“Abbiamo visto distruzione e fuoco, corpi di innocenti martoriati, lacrime di americani e noi piangiamo con loro”. Comincia così un comunicato di solidarietà scritto da Sua Santità Alessio II, Patriarca di Mosca e di tutte le Russie, che ha definito gli attacchi terroristici contro l’America come “un peccato contro Dio e contro l’umanità che violano i comandamenti di ogni religione”. “Facciamo in modo – ha aggiunto – che da questi tragici giorni si possa trovare una via che permetta alle persone di tutto il mondo di vivere secondo le proprie tradizioni, senza discriminarsi e sopprimersi gli uni con gli altri ma vivendo in pace e in armonia”.
M.C.B.