L’attacco angloamericano sferrato in Afghanistan il 7 ottobre scorso, in risposta agli attentati terroristici dell’11 settembre, monopolizza l’attenzione dei principali quotidiani internazionali a partire dal giorno seguente. “La guerra contro Al-Qaeda è cominciata”, titola ad esempio Le Monde, “Gli attacchi sull’Afghanistan sono cominciati”, gli fa eco La Croix, e di “attacco all’Afghanistan” parla anche l’Herald Tribune.
Secondo James D. Wolfensohn ( Le Monde, 9/10), “i terribili avvenimenti dell’11 settembre conducono molti tra noi a riflettere su i mezzi da adoperare per costruire un mondo migliore e più sicuro (…). Il più grave problema, a lungo termine, per la comunità mondiale (…) è arrivare a lottare contro la povertà e a promuovere l’inclusione sociale ovunque nel mondo”. “Il contro-attacco”: titola così La Croix del 9/10. “E’ in gioco la sorte del mondo”, scrive Bruno Frappat nell’editoriale, secondo il quale “la coscienza oscilla, dopo l’11 settembre, tra il riconoscimento di una necessità (la ‘risposta’ al massacro dell’11 settembre è legittima) e la paura che la replica non sia carica di tragedie a venire (…) A partire da quale grado di brutalità una ‘risposta’, da legittima, diviene abusiva?”.
A proposito della “superiorità” della cultura occidentale, di cui il presidente del Consiglio dei ministri italiano, Silvio Berlusconi, ha parlato di recente, Umberto Eco firma un articolo in prima pagina su Le Monde (10/10), in cui il semiologo osserva: “Per decidere che una cultura è migliore di un’altra, non basta descrivere (come fa l’antropologo), ma occorre ricorrere ad un sistema di valori ai quali pensiamo di non poter rinunciare. E’ solo a queste condizioni che possiamo dire che la nostra cultura, per noi, è migliore”. Oggi, afferma comunque lo studioso , “ci sono nel mondo islamico regimi fondamentalisti e teocratici che non tollerano i cristiani e Bin Laden non è stato misericordioso con New York”. La cultura occidentale, da parte sua, “ha elaborato la capacità di mettere liberamente a nudo le proprie contraddizioni”. Eco fa un esempio per tutti: il dibattito sulla globalizzazione, e in particolare su “come rendere sopportabile una quota di globalizzazione positiva evitando i rischi e le ingiustizie della globalizzazione perversa (…). Noi rimettiamo continuamente i nostri parametri in discussione. Il mondo occidentale è fatto in modo tale che accetta che i propri cittadini possano negare qualsiasi valore positivo al parametro dello sviluppo tecnologico e farsi buddisti, o andare a vivere un una comunità dove ci si rifiuta di servirsi dei pneumatici, anche per le carrozze a cavallo”.
Prevalgono i reportage e le analisi tecniche sui quotidiani e le riviste tedesche che commentano l’attacco anglo-americano all’Afghanistan. Nel fondo del 9/10 sulla Frankfurter Allgemeine Zeitung compaiono anche numerose domande che riguardano in particolare il ruolo della Germania e ci si domanda quanto “rassicurante sia l’affermazione del cancelliere Schroeder secondo il quale il contributo della Germania all’azione militare è connesso alle capacità belliche tedesche e quindi limitato”. Il quotidiano francofortese sottolinea anche come “tutti i partner europei di Bush si siano accordati sullo stesso tono di dichiarazioni, condividendo anche stile e parole usate”. La svizzera Basler Zeitung mette in guardia “dai rischi che un’azione bellica per quanto precisa comporti”. Sarebbe difficile conclude il quotidiano svizzero contrastare “le conseguenze deleterie che avrebbero nel mondo islamico le immagini di case distrutte e civili morti”. Il settimanale Spiegel (8/10) approfondisce invece il fanatismo religioso. “L’omicidio e il Terrore non appartengono alla dottrina morale delle religioni monoteiste. Tuttavia dei credenti tornano ad uccidere seguendo il fanatismo religioso, sobillati da fanatici sacerdoti”.