L’amministrazione comunale di Marsiglia promette di costruire una grande moschea e si riapre il dibattito sulle relazioni tra cristiani e musulmani e sui luoghi di culto per i fedeli dell’Islam. Le reazioni dei cattolici
Dopo quelle di Parigi, di Ivry e di Lione, le principali in suolo francese, anche Marsiglia avrà presto la sua moschea. E’ quello che ha promesso il sindaco, Jean Claude Gaudin, ai circa 200 mila musulmani che risiedono nella città portuale francese. Un progetto che conta di riunire le differenti comunità islamiche dietro un solo interlocutore e che per questo suscita diffidenza da parte delle stesse comunità. A Marsiglia si contano circa 70 mila algerini, 30 mila tunisini e 15 mila marocchini. Ma non più del 10 % dei musulmani presenti in città frequentano la moschea al di fuori delle grandi feste. Il primo luogo di culto fu aperto nel 1963. Il consiglio degli immam, creato nel 1999, riunisce 29 immam che rappresentano circa l’80% dei luoghi di culto della città. Il “gran Mufti di Marsiglia” è molto legato alla comunità islamica di Parigi. Anche nella capitale francese, è stato appena firmato un accordo per la costruzione di una grande moschea nel 19° arrondissement. Analogo progetto è stato fatto per Strasburgo.
Il ‘dossier moschea’, secondo p. Gilles Barette, delegato della diocesi di Marsiglia per le relazioni con l’islam, era stato bloccato intenzionalmente fino alle elezioni comunali per evitare strumentalizzazioni politiche. Un affare particolarmente delicato da suscitare riserve nell’episcopato francese, in particolare in mons. Bernard Panafieu, arcivescovo di Marsiglia e presidente della Commissione per le relazioni con l’Islam. Un riserbo mitigato da un certo ottimismo della Conferenza episcopale francese per la mediazione di p. Jean-Marie Gaudeuil, segretario nazionale della Commissione per le relazioni con l’Islam, per il quale si deve gioire del progetto della moschea di Marsiglia poiché conferma la dichiarazione votata in occasione della riunione annuale dei vescovi di Francia a Lourdes, nel novembre 1998: in un paese che si batte per il rispetto dei diritti dell’uomo, è necessario che i luoghi di culto delle diverse religioni siano adeguati.
A tutt’oggi, un’unica questione sembra risolta: quella del luogo della costruzione. Ne rimangono aperte altre tre: la scelta dell’interlocutore, rappresentante dei diversi volti dell’Islam di Marsiglia con le istituzioni pubbliche e con gli altri rappresentanti religiosi; il finanziamento della moschea e la salvaguardia del principio di laicità. Secondo p. Gilles Barrette sembra che il Comune abbia ottenuto l’assicurazione che i fondi non proverranno dall’estero e che il finanziamento dovrebbe avvenire grazie a sottoscrizioni da parte dei musulmani. Ma anche qui, solo supposizioni. Sembra che i poteri pubblici non intervengano a questo livello. Ma d’altra parte è quello che i musulmani potrebbero augurarsi, secondo p. Jourdan, delegato della diocesi di Parigi per le relazioni con l’Islam. I musulmani, abituati ad essere sostenuti dallo Stato nei paesi in cui sono in maggioranza, aspettano anche, da parte dei paesi in cui si integrano, una presa a carico: una specie di “concordato” secondo la parola azzardata che Charles Pasqua aveva lanciato quando era ancora ministro dell’interno. Ciò rimetterebbe in discussione il principio di laicità francese che costituisce, appunto, il terzo nodo dell’affare della moschea di Marsiglia.
Su iniziativa del precedente sindaco di Marsiglia, era stata fondata una associazione “Marseille-Espérance” (“Marsiglia – Speranza”) per stabilire legami tra i rappresentanti delle diverse confessioni di Marsiglia, una città per vocazione cosmopolita. Ma fin dove quest’iniziativa municipale rispetta la laicità si chiede p. Jourdan. E’ forse questo il ruolo di un comune? Potere, finanze, tante questioni importanti e decisive che devono essere discusse al rientro delle ferie negli uffici del comune. E’ soltanto attraverso questi lavori che sarà possibile misurare la posta in gioco di una nuova moschea per Marsiglia. Secondo p. Jourdan, ci dobbiamo aspettare uno slittamento del concetto di laicità, tenendo conto che l’Islam non è soltanto una religione cultuale. Integra anche la dimensione temporale della vita dei suoi fedeli.
a cura di Maryvonne Gasse¤