libertà religiosa" "
"Intolleranza verso i gruppi minoritari, nuove ordinanze discriminatorie verso le comunità religiose, restrizione nell’insegnamento della religione a scuola": sono queste alcune delle limitazioni subite dalla Chiesa cattolica e dalle altre denominazioni cristiane in Europa"
“Una panoramica mondiale sull’esercizio della libertà religiosa”: è quanto offre l’ultimo Rapporto sulla libertà religiosa nel mondo, pubblicato da “Aiuto alla Chiesa che soffre”. Il Rapporto, giunto quest’anno alla quarta edizione, segnala le restrizioni o i divieti giuridici a praticare e a diffondere la propria fede. In particolare, la ricerca riporta le violazioni dell’esercizio della libertà religiosa, verificatesi nell’anno 2001. Ampio spazio è dedicato all’analisi della situazione nei Paesi europei. “Intolleranza verso i gruppi minoritari, nuove ordinanze discriminatorie verso le comunità religiose, restrizione nell’insegnamento della religione a scuola”: sono queste alcune delle limitazioni subite dalla Chiesa cattolica e dalle altre denominazioni cristiane nel nostro Continente, in particolare, in alcuni Paesi ex comunisti, come ad esempio la Russia e l’Ucraina. Qui di seguito una rassegna degli episodi di discriminazione.Intolleranza religiosa. In Belgio la lista delle sette “potenzialmente pericolose e dannose per la società”, compilata nel 1997 dalla Commissione parlamentare sulle sette, continua a essere fonte di discriminazioni per i gruppi in essa inseriti. Situazione ancora più critica in Bielorussia, dove la politica di favoreggiamento della Chiesa ortodossa, la religione più diffusa nel Paese ha causato un aumento della discriminazione religiosa. A ciò si aggiunge il divieto di affittare locali per celebrare funzioni religiose, che rende impossibile per le Chiese che non possiedono edifici, celebrare funzioni pubbliche. In Bulgaria circa 10 amministrazioni municipali hanno approvato, o stanno per approvare, ordinanze che regolano le attività delle comunità religiose; l’aspetto allarmante di ciò è che tali regolamenti violano la Costituzione, alcune leggi nazionali e i trattati internazionali a cui la Bulgaria ha aderito. Nel Montenegro nel corso del 2001 è continuata la tensione fra la Chiesa ortodossa serba e quella montenegrina resasi unilateralmente autonoma, tensione sfociata in alcuni episodi di violenza fra i sostenitori delle due comunità. Preoccupante resta la situazione della libertà religiosa in Turchia, Paese a schiacciante maggioranza islamica, ma costituzionalmente laico. Il rapporto 2001 delle Nazioni Unite sull’intolleranza religiosa ribadisce che la direzione degli Affari religiosi esercita “poteri eccessivi nella gestione della religione da far apparire la pratica religiosa come disciplinata dal governo, mentre l’islam è trattato come fosse un affare di Stato”.Le nuove disposizioni per la libertà di culto. Una nuova legge sullo stato giuridico delle comunità religiose è attualmente in via di elaborazione in Croazia e in Serbia. Entrambi i disegni di legge, però, hanno sollevato grandi perplessità per il “ruolo troppo rilevante” accordato alle cosiddette “religioni storiche” (cattolica ed ortodossa). Nella Repubblica Ceca, il 7 gennaio 2002, è entrata in vigore la nuova legge sulla libertà religiosa, denunciata dal senato e dal presidente come incostituzionale e in contrasto con i diritti umani. In Russia la legge sulla libertà di coscienza e sulle organizzazioni religiose del 1997 ha introdotto elementi restrittivi e potenzialmente discriminatori. Tale disposizione, oltre ad essere all’origine di gravi problemi per molti gruppi religiosi, è in contrasto con il disposto costituzionale, in base al quale tutte le confessioni religiose sono uguali di fronte alla legge. Situazione analoga in Macedonia, dove la Corte Costituzionale nel 1999 ha abrogato diversi articoli della legge del 1997 che definiva lo status dei gruppi religiosi. Nella Lituania, invece, nei primi mesi del 2002 è diventato operativo un nuovo dipartimento per gli Affari religiosi. Iniziativa adottata anche in Polonia, dove il governo ha istituito un dipartimento per “monitorare” le attività dei nuovi gruppi religiosi. Grandi progressi, in Grecia, dove l’ingresso nell’Unione europea ha segnato una maggiore apertura al riconoscimento del diritto alla libertà religiosa anche per i cittadini non appartenenti alla Chiesa ortodossa.In Lettonia, infine, sembra essersi avviato il processo di riconquista della libertà religiosa, conculcata durante gli anni del totalitarismo social-comunista.