repubblica ceca

” “Difendere le minoranze” “

” “Sul tavolo del neo ” “premier Vladimir Spidla il problema delle ” “minoranze tedesche e ungheresi che è stato posto come condizione per l’ammissione nell’Unione Europea


Conferma del partito socialdemocratico di Vladimir Spidla (30,2% delle preferenze) e forte affermazione degli ex comunisti (18,5%): questi i risultati delle elezioni parlamentari che si sono svolte nella Repubblica Ceca il 14 e 15 giugno scorsi. Massiccio l’astensionismo: sono andati a votare solo il 58% degli aventi diritto. Spidla ha ricevuto dal presidente Vaclav Havel l’incarico di formare il governo. Il nuovo premier avrà il compito di guidare la Repubblica Ceca nell’impegnativo cammino di adesione all’Unione Europa. Oltre alle questioni economiche dovrà anche trovare una soluzione al problema delle minoranze interne al Paese. Infatti, il 22 maggio scorso, la commissione esteri del Parlamento europeo ha formalmente richiesto al governo della Repubblica Ceca l’annullamento delle discriminazioni ancora esistenti nei confronti dei cittadini di origine tedesca e ungherese, come condizione per l’adesione all’Unione. Nella Repubblica sono ancora in vigore i decreti Benes, leggi adottate dal governo della Repubblica Cecoslovacca nel 1945-46 contro i tedeschi dei sudeti e i magiari che comportarono la privazione dei diritti e l’espulsione di questi gruppi etnici. Abbiamo chiesto il parere di mons. Jan Graubner , arcivescovo di Olomouc e presidente della Conferenza episcopale ceca.

Quali sono state le reazioni nella Repubblica Ceca alla richiesta del Parlamento europeo di annullare i decreti Benes?
“Nella Repubblica Ceca sono in corso da settimane aspre discussioni su questo tema. I vescovi cattolici le seguono con attenzione e sono del parere che il modo in cui esse vengono condotte metta a repentaglio il processo di riconciliazione tra i nostri popoli. La Chiesa è convinta – come anche molti importanti politici dell’Unione Europea – che la riconciliazione, il ravvicinamento e l’unione tra i popoli possono aver luogo solo se le relazioni reciproche vengono accompagnate da un cammino spirituale. L’Europa ha bisogno della dimensione spirituale. Sottolineare questo punto di vista è il compito della Chiesa che in tal modo può contribuire non solo a risolvere la questione tedesca-ceca e austro-ceca ma anche a promuovere l’intero processo di unificazione europea”.
Quanto pesano le eredità e le ombre del passato nei rapporti tra i due Stati?
“Il futuro può essere costruito solo nella consapevolezza della secolare storia comune dei tedeschi e dei cechi. Pertanto è necessario riconoscere questa storia senza pregiudizi e anche con suoi lati oscuri. Formulare giudizi superficiali sui ‘tedeschi’ o sui ‘tedeschi dei Sudeti’ o sui ‘cechi’ ostacola la strada verso il futuro”.
Ritiene che la questione dei decreti Benes costituisca per la Repubblica Ceca una specie di “esame” per entrare nell’Ue?
“Sono convinto che la Repubblica Ceca entrerà molto presto a far parte dell’Unione Europea.”

Qual è il ruolo della Chiesa nel dialogo tra le comunità tedesca e ceca?
“Nello sforzo di alleviare il dolore e di aprire nuove strade di dialogo le Chiese cristiane si sono già pronunciate più volte sulla situazione post-bellica. Già il 14 novembre 1945, in una lettera pastorale comune, i vescovi cattolici della Repubblica Cecoslovacca esortavano a ‘non punire gli innocenti con i colpevoli’. Nella lettera pastorale ‘sulle questioni più urgenti dei cattolici cecoslovacchi’, già allora la Chiesa aveva negato in modo inequivocabile il concetto della colpa collettiva. Con il dissolvimento dei sistemi comunisti, in Europa si è fatta strada la speranza di potersi liberare insieme da questo fardello del passato. L’allora arcivescovo di Praga, card. Frantisek Tomasek, fece un gesto di riconciliazione nei confronti dei vicini tedeschi. Lo scambio di corrispondenza tra le conferenze episcopali dei due Paesi nel 1990 ha tratto spunto dalle esperienze del passato recente per individuare il contributo che le comunità ecclesiali dei nostri due Paesi possono portare al processo di costruzione di una nuova Europa”.
M.S.