” “Le norme non mancano” “

” “” “Ampia e articolata la legislazione antidoping nei diversi Paesi ” “europei. Ma forse ” “non basta…” “



Sono sempre più numerosi i Paesi europei che si stanno dotando di norme particolari per fronteggiare la piaga del doping nel mondo sportivo. Ne emerge un quadro ampiamente composito di cui diamo una sintesi.

In Germania la materia del doping è trattata al paragrafo 6 della legge del settembre 1998 sulla regolamentazione dei prodotti farmaceutici. Nel testo si sancisce il divieto di “mettere in circolazione in ambito sportivo prodotti farmaceutici a scopo dopante, prescriverli o assumerli”. Le infrazioni sono punite con la reclusione. Il provvedimento punisce anche la fabbricazione e l’importazione di sostanze dopanti così come lo smercio nelle farmacie e soprattutto nei centri sportivi e nelle palestre. La Germania è, fra l’altro, anche in forza delle polemiche seguite allo scandalo doping nella ex-DDR, uno dei paesi in cui i controlli a sorpresa sugli atleti sono più frequenti e accurati. Dal gennaio ’99 all’agosto 2000 sono stati eseguiti, secondo fonti governative, circa 1900 controlli.
In Austria, dopo la ratifica di alcuni punti della Convenzione europea antidoping del ’91, si sta attualmente discutendo un progetto di legge in materia di riordino del settore farmaceutico, sul quale il Parlamento sta lavorando dallo scorso ottobre.
In materia di doping, la prima legge in Francia risale al 1° giugno 1965. Penalizzava con multe e arresti, “chiunque avesse l’intenzione, durante una gara sportiva, di utilizzare scientemente una delle sostanze determinate dal regolamento d’amministrazione”. Adesso è aggiornata ogni anno, come indica l’ultima definizione in data del 23 marzo 1999: “Il doping è definito dalla legge come l’uso di sostanze o di procedimenti atti a modificare artificialmente le capacità di uno sportivo… “. Questa nuova legge introduce un certo numero di obblighi, “in particolare per le federazioni sportive in materia di sorveglianza medica dei loro tesserati con esami clinici, paraclinici e biologici”. Inoltre, è stata creata un’autorità amministrativa indipendente di vigilanza.
Anche l’Italia si pone in prima fila nella lotta al doping. E lo fa con una legge, la 376 del 14/12/2000 sulla disciplina della tutela sanitaria delle attività sportive e della lotta contro il doping. La legge pone un argine all’utilizzo di sostanze proibite, nocive agli atleti e istituisce la Commissione per la vigilanza e il controllo sul doping che determina, in conformità con le indicazione del Cio, il Comitato olimpico internazionale, le metodologie dei controlli che possono avvenire in gara e fuori gara. Tutte le federazioni sportive, così come il Coni, il Comitato olimpico nazionale italiano, sono tenute ad adeguare i propri regolamenti alla disposizioni della legge. Il Coni, a sua volta, ha promosso la campagna “La mia vita prima di tutto” che ha lo scopo di predisporre codici di comportamenti etici per combattere la piaga del doping.
Commissione doping attiva anche in Svezia dove dal 01/07/1992 vige la legge 1969 sul possesso e l’uso di sostanze stupefacenti e dopanti. 250 ispettori conducono ogni anno oltre 2300 test sugli atleti. Di questi l’1% in media risulta positivo per uso di steroidi e anabolizzanti. La Svezia aderisce anche all’accordo internazionale antidoping “Iada”. In Spagna, congiuntamente alla Commissione nazionale antidoping, diverse leggi e decreti regolano l’attività sportiva e il doping: la 10/90, il decreto reale 48/92 ed il 225/96. In particolare stabiliscono il regime di infrazione e le sanzioni per chi si macchia dell’uso di sostanze dopanti. A riguardo è in preparazione un vademecum per gli atleti con tutte le informazioni sulle sostanze, i controlli e le indicazioni terapeutiche. Stessa attenzione al tema anche nella Repubblica Ceca (legge 576/90), in Danimarca (Antidoping act 1993) e Finlandia (medecine act 395/87). Ampio spazio viene dato ai principi di prevenzione nel diffondere i quali vengono sempre più coinvolti atleti e allenatori. E’ il caso dell’ Irlanda, che sta discutendo progetti di legge sul doping e che, tramite il Comitato antidoping, ha diffuso presso gli sportivi la guida “Clean sport” (Sport pulito). Anche Belgio, Grecia e Portogallo, infine, sono dotati di leggi contro il doping.