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Nutrita la rappresentanza dei vescovi europei che ha preso parte ” “all’assemblea generale dei vescovi italiani ” “” “
I passi in avanti delle Chiese, le difficoltà pastorali, i problemi sociali dei rispettivi Paesi europei. Sono alcuni dei temi posti all’attenzione della recente Assemblea generale della Conferenza episcopale italiana (Roma, 20-24 maggio) dai quindici vescovi rappresentanti delle Conferenze episcopali estere invitati a partecipare. Ad esempio…
La situazione politica che si è creata al primo turno delle elezioni presidenziali in Francia e la pubblicazione di un opuscolo diretto agli educatori dal titolo “Lottare contro la pedofilia” sono stati gli argomenti toccati da mons. Jean Bonfils, vescovo di Nizza. Secondo mons. Bonfils “in quanto pastori, dobbiamo interrogarci come mai l’astensione e il voto per l’estrema destra si siano particolarmente evidenziati presso gli elettori dell’ambiente popolare, cioè tra coloro che noi chiamiamo gli esclusi, in poche parole i poveri”.
In Polonia non mancano i problemi sociali, ha fatto notare mons. Jan Watroba, vescovo ausiliare di Czestochowa, a partire dalla crescente disoccupazione che ha raggiunto il tasso del 18%. Al riguardo sono stati costituiti dei comitati di sostegno articolati in forme di aiuto spirituale, morale, economico. Altro problema scottante che deve affrontare la Chiesa in questo momento riguarda l’integrazione europea: l’opinione pubblica è divisa fra entusiasti e scettici. Per questo la Conferenza episcopale polacca ha preso posizione con una lettera intitolata “I Vescovi polacchi e l’integrazione europea”.
“Nella Repubblica Ceca la Chiesa ha ottenuto sulla carta piena libertà”, ha detto Jaroslav Skarvada , vescovo ausiliare di Praga: “Vi sono 73 scuole cattoliche, ma non abbiamo abbastanza docenti perché sotto il comunismo nessun cristiano poteva studiare materie umanistiche”. Altro problema del Paese è la mancanza di vocazioni: a Praga su 278 parrocchie vi sono 183 sacerdoti, tra cui 37 stranieri. Nelle parrocchie invece aumentano i fedeli.
La Chiesa di Ungheria, ha spiegato mons. Peter Erdo, delegato della Conferenza episcopale ungherese, ha visto consolidarsi, negli ultimi anni, numerosi istituti culturali ed educativi della Chiesa, tra cui l’Università cattolica di Budapest. Un nuovo Consiglio ecumenico per sviluppare i rapporti con gli altri cristiani e un maggiore coinvolgimento dei laici nelle attività ecclesiali, sono invece le novità elencate da mons. Rimantas Norvilla, vescovo di Vilkaviskis, della Conferenza episcopale della Lituania. Mons. Norvila ha espresso però preoccupazione per il crescente numero di suicidi nel Paese.
“Dato che la Chiesa condivide i problemi della gente, anch’essa con difficoltà trova il proprio ritmo normale. E’ difficile annunciare e vivere la speranza evangelica in mezzo alla disperazione quotidiana della gente”. Sono le parole di mons. Pero Sudar, vescovo ausiliare di Sarajevo, in Bosnia-Erzegovina. “La soluzione politica ingiusta, che causa la mancanza di lavoro e la miseria di gran parte della popolazione ha detto – scoraggia anche coloro che sono rimasti nel Paese. Ciò nonostante la Chiesa si impegna per il ritorno di tutti i profughi, perché solo così la pace avrà una possibilità”. In Albania, negli ultimi dieci anni, come ha ricordato padre Prelja Djurasaj, amministratore apostolico di Pult-Bajza, sono state costruite molte chiese, eretto il nuovo seminario interdiocesano e si è assistito all’arrivo di numerosi missionari, molti dei quali provenienti dall’Italia.
Con 9 vescovi, sette diocesi e due vicariati apostolici la Conferenza episcopale della regione del Nord Africa, comprende il Marocco, l’Algeria, la Tunisia e la Libia. “La nostra è Chiesa di diaspora in un territorio completamente musulmano ma è libera di esercitare il proprio culto e servire i cristiani ovunque si trovino ha detto mons. Giovanni Martinelli, vicario apostolico di Tripoli (Libia) . E’ impegnata quotidianamente nel dialogo, nel servizio umanitario, sociale e sanitario negli ospedali o nelle case di cura”. “Se vogliamo che la missione del cristiano abbia un significato e un fondamento, in particolare con i musulmani ha suggerito -, è necessario che il cristiano recuperi ad ogni costo la sua identità religiosa o culturale”.
Patrizia Caiffa