Le chiese cristiane di Inghilterra e del Galles sono unite ” “nell’impegno per la salvaguardia del creato e la sensibilizzazione sui temi ambientali” “” “
Nata a Sumatra, in Indonesia e laureata in biologia e zoologia all’Università di Londra, suor Denise Calder , della “Società del Sacro Cuore”, è esperta di problemi dell’ambiente. Dopo qualche anno di insegnamento nel Regno Unito e dieci anni trascorsi in Africa, ad aiutare i rifugiati dello Zambia, nel luglio di tre anni fa suor Denise è stata scelta dalla Conferenza episcopale dell’Inghilterra e del Galles come responsabile del settore ambiente. Una nomina che è il segno concreto che anche la Chiesa cattolica ha molto a cuore la difesa della natura in un paese come il Regno Unito da sempre sensibilissimo alla necessità di proteggere gli animali e le risorse naturali. I vescovi hanno anche pubblicato un sussidio dedicato al tema dell’ambiente durante l’ultimo incontro della Conferenza episcopale e hanno in preparazione un documento per la Conferenza delle Nazioni Unite “Rio +10″ sullo sviluppo sostenibile in programma a Johannesburg in Sudafrica, dal 26 agosto al 4 settembre. Iniziativa ecumenica è l'”Eco-Congregation”, un fascicolo che contiene meditazioni e preghiere dei cristiani per la salvaguardia del creato. In Gran Bretagna le organizzazioni cristiane ambientaliste – e ce n’è più di una – sono riunite nell'”Environmental Issues Network” (“Rete dedicata ai problemi dell’ambiente”), un’associazione ecologica. Suor Denise ha partecipato alla consultazione sulla “responsabilità per il creato”, organizzata dal Consiglio delle Conferenze episcopali d’Europa che si è svolta a Venezia dal 23 al 26 maggio scorsi. L’abbiamo intervistata.
Come si caratterizza l’impegno delle Chiese per la salvaguardia del creato nel Regno Unito?
“La maggior parte del lavoro viene fatto a livello ecumenico e l’ambiente è certamente uno dei settori dove si registra maggiore armonia e collaborazione tra le diverse Chiese cristiane. Forse perché è evidente che l’ambiente è un bene comune che ci appartiene e del quale Dio ci ha affidato la responsabilità”.
Crede che la consapevolezza della necessità di proteggere l’ambiente sia aumentata in questi ultimi anni?
“Moltissimi giornalisti con i quali ho parlato in questi giorni non sapevano nulla del summit di Johannesburg del prossimo agosto benché si tratti di un incontro di importanza cruciale al quale parteciperanno tutti i Capi di Stato. Per la Chiesa cattolica il problema dello sfruttamento dell’ambiente è collegato al materialismo. Negli anni, i nostri standard di vita sono andati migliorando ma le risorse del pianeta sono sempre le stesse e sono limitate. Dobbiamo studiare modi per i quali possiamo disporre degli stessi beni senza danneggiare l’ambiente perché non siamo noi a pagare i costi di questa ricchezza crescente ma gli ultimi del pianeta, gli abitanti delle regioni subsahariane, del subcontinente indiano, delle isole del Pacifico meridionale. Il nostro è soprattutto un lavoro di sensibilizzazione. Cerchiamo di raggiungere i fedeli attraverso le newsletters di ciascuna parrocchia, i sussidi che vengono distribuiti ogni settimana in Chiesa. I vescovi ci hanno sostenuto e nell’ultima assemblea dello scorso aprile hanno diffuso un comunicato dedicato al problema dell’ambiente”.
Sembra che gli abitanti del Regno Unito abbiano un atteggiamento di profondo rispetto, nei confronti della natura…
“Sono d’accordo. Siamo grandi amanti della campagna e la natura per molti rappresenta una risorsa da contemplare con profondo rispetto piuttosto che una fonte di sopravvivenza da sfruttare. Senza dubbio abbiamo bisogno della natura per ricordarci di Dio e anche per ricaricare il nostro spirito. La bellezza della natura è una risorsa spirituale insostituibile. E’ sufficiente notare il numero di programmi televisivi dedicati in Gran Bretagna alla difesa degli animali e alla protezione dell’ambiente. Ciononostante la natura oggi è in grave difficoltà anche nel nostro Paese, è a vero rischio di sopravvivenza e alcune risorse che abbiamo trascurato sono ormai andate perdute per sempre”.
Silvia Guzzetti Londra