La croce, il libro e l’aratro

” “"La Santa Sede ha sempre rivendicato la possibilità di ” “partecipare, in maniera costruttiva, al dialogo pubblico della società europea", afferma mons. Tauran ” “


“La Chiesa in Europa si sente a casa propria” e pertanto “attende che le venga riconosciuta la cittadinanza europea”; di fronte “a certi tentativi di ‘privatizzare’ le Chiese”, queste ultime “si aspettano di vedere riconosciuto giuridicamente il loro ordinamento proprio, in modo da sottrarsi all’arbitrio delle opzioni politiche del momento”. Ad affermarlo, il Segretario per i rapporti con gli Stati della Segreteria di Stato della Santa Sede, mons. Jean-Louis Tauran, intervenuto il 13 maggio al convegno su “Il futuro della nuova Europa” promosso a Roma dal Centro internazionale di Comunione e liberazione. E la Chiesa ha pieno titolo per richiedere un ruolo centrale nella costruzione della nuova Europa: “Il termine ‘Europa’ fu usato per la prima volta nell’era moderna da papa Nicolò V – ha ricordato l’arcivescovo – nel 1453, anno della caduta di Costantinopoli”. La Chiesa ha inoltre “ispirato e modellato le istituzioni del continente”, nato “dalla croce, dal libro e dall’aratro” ha aggiunto, facendo propria un’espressione con cui Paolo VI riconosceva il contributo offerto alla formazione dell’Europa “nei campi spirituale, culturale ed economico dalla vita monastica benedettina”. Di fronte “a certi tentativi di ‘privatizzare’ le Chiese – ha detto ancora mons. Tauran – la Santa Sede ha sempre rivendicato la possibilità di partecipare, in maniera costruttiva, al dialogo pubblico della società europea”. E’ importante, perciò, “nella prospettiva della Convenzione europea, che le Chiese possano essere sentite, dal momento che possono proporre valori senza i quali l’uomo rischierebbe di zoppicare nel suo cammino verso l’unità del continente” perché “i valori sui quali una comunità si fonda trascendono le decisioni contingenti della politica e delle leggi; sono, invero, la fonte dalla quale promanano i diritti fondamentali”. Di qui l’importanza che “un testo costitutivo e impegnativo per tutti i cittadini dell’Ue riconosca le fonti dalle quali vengono attinti i valori ispiratori”. Di fronte “alle grandi sfide che attendono l’Europa e memore delle tragedie di ieri – è la conclusione di mons. Tauran – la Chiesa cerca uno spazio religioso nel cuore delle nuove culture” e “dovrà sempre poter parlare di Dio a tutti gli uomini. Nessuno dovrà meravigliarsi di questa pretesa! Non può esistere una ‘Chiesa del silenzio’: sarebbe un controsenso”, tanto più oggi “che il Papa chiede che nell’Europa di domani vi sia ancora posto per Dio”.

Identità europea e valori cristiani. Concorda Gianfranco Fini, vicepresidente del Consiglio e rappresentante del governo italiano presso la Convenzione europea, secondo il quale “i valori cristiani sono l’elemento maggiormente unificante dell’Europa”. Fini si è detto convinto che “l’unità europea non avrà futuro se non avrà una profonda dimensione culturale e morale” e in questo senso la Carta dei diritti fondamentali, “priva di qualsiasi riferimento esplicito sia a Dio che alla religione”, e per tale motivo causa di rammarico per Giovanni Paolo II, “può e deve essere corretta, o perlomeno integrata riparandone le manchevolezze”. In questa direzione il vicepresidente del Consiglio ha garantito “l’impegno del governo italiano in sede di Convenzione” perché la nuova Costituzione tenga conto di valori che “non sono semplicemente ‘spirituali’, ma concretamente religiosi e cristiani”. Sulle attuali sfide per l’Europa si è soffermata Ana Palacio Vallelersundi, presidente della Commissione Ue libertà e diritti dei cittadini e delegata del governo spagnolo presso la Convenzione europea. Poiché “l’Unione europea riposa su una doppia legittimità: quella degli Stati e quella dei popoli e dei cittadini”, per la Palacio occorre “dotare l’Unione di un sistema di governo e di rappresentanza coerente, per il quale serve un’autentica e profonda riforma del Consiglio”. Inoltre è necessario procedere “ad una semplificazione sostanziale dei Trattati allo scopo di migliorare la presentazione e la visibilità del progetto europeo per consentire una maggiore comprensione e identificazione con esso da parte dei cittadini”, perché “l’Europa del futuro sarà l’Europa dei cittadini, o non sarà”.
Giovanna Pasqualin Traversa