pace" "

Le chiese si appellano all’Europa ” “

“Cristiani francesi e tedeschi, noi crediamo che l’Unione europea, esito della riconciliazione dei popoli dell’Europa occidentale, possa giocare oggi un ruolo fondamentale per promuovere la pace nel continente europeo e nel resto del mondo”. Con questa invocazione si apre la dichiarazione congiunta – dal titolo “L’Unione Europea serva la pace” – delle Commissioni “Giustizia e pace” di Francia e Germania. La nota è stata diffusa l’8 maggio, giorno che ricorda la resa della Germania agli Alleati, con la fine della seconda guerra mondiale.

Il dialogo con il mondo arabo. Gran parte del documento è dedicato alla situazione internazionale. “I paesi dell’Unione europea – scrivono le Chiese di Francia e Germania – hanno conosciuto abbastanza guerre di religione nella loro storia per conoscere i pericoli che comporta ogni estremismo religioso”. Le due commissioni ecclesiali fanno riferimento in particolare al mondo arabo e chiedono all’Europa di rilanciare con maggior vigore il processo avviato a Barcellona sulla cooperazione tra i paesi del Mediterraneo: “Noi crediamo – scrivono – che un dialogo tra l’Unione e il mondo arabo e islamico non solo è possibile ma deve essere uno degli elementi essenziali per disinnescare le tensioni”.
La “grave” crisi del Medio Oriente. Riguardo alla Terra Santa, oltre a sollecitare una maggiore collaborazione tra Francia e Germania, il documento rilancia le proposte della comunità internazionale per una soluzione del conflitto: il riconoscimento e la garanzia del diritto ad esistere di Israele; il ritiro di Israele dai territori occupati e la creazione per i palestinesi di uno Stato vivibile. Il tutto senza dimenticare di trovare una soluzione al problema dei rifugiati e di attuare misure “effettive per impedire che la violenza terroristica, che prende di mira soprattutto le popolazioni civili, non faccia sempre nuove vittime”.
L’Unione e la gestione delle crisi. Le Commissioni “Giustizia e pace” di Francia e Germania chiedono all’Unione Europea di dotarsi di una politica estera più efficace. Per giocare un ruolo più deciso a livello internazionale, “l’Unione – si legge nel documento – ha bisogno di una coerenza forte al suo interno e di mezzi per affermarla all’esterno” ma soprattutto deve “definire chiaramente ed esplicitamente un interesse collettivo comune”. “Nella pratica – osservano le due commissioni – si constata che il sentimento di questo interesse collettivo non è abbastanza sviluppato: insufficienza che è al tempo stesso causa e conseguenza del fatto che gli Stati membri continuano a perseguire interessi nazionali, a scapito della visibilità e della efficacia dell’azione dell’Unione”. “Le recenti iniziative di Regno Unito, Francia e Germania nella crisi dell’Afghanistan costituiscono un altro esempio di questa preferenza per l’azione nazionale”.
L’impiego della forza e la prevenzione dei conflitti. Il documento chiede in particolare all’Unione di dotarsi di mezzi e strumenti per “pesare nelle crisi internazionali” e per intervenirvi “come un attore di tipo nuovo”, attivando procedure diplomatiche ed economiche tradizionali e adottando “mezzi (militari e non militari) di gestione delle crisi”. A questo proposito, le Commissioni ecclesiali tengono a precisare che “l’impiego della violenza è sempre un male, anche se usata per opporsi ad un male più grande” e che il ricorso alle forze armate deve avvenire “sotto strette condizioni”: “avere una ragione morale per intervenire”; “rispettare il quadro della legalità internazionale”; “valutare che i danni prevedibili non siano più grandi del male che si vuole combattere” e “disporre, per il periodo successivo all’intervento armato, di un progetto politico destinato a impedire che non si ripetano situazioni di ingiustizia o minacce gravi”. “Saremo – assicurano i due organismi – sempre particolarmente attenti agli sforzi di ogni natura, diplomatica, economica ed umanitaria, che metterà in atto l’Unione per la prevenzione dei conflitti”. A questo proposito, il documento rilancia la proposta di instaurare “forme di servizio civile volontario” in appoggio alle missioni di aiuto allo sviluppo e gestione delle crisi.
Maria Chiara Biagioni