Dopo i risultati elettorali del Fronte nazionale, la Chiesa francese invita i cattolici a mobilitarsi, afferma il segretario generale dell’episcopato
Il “sisma” provocato dal passaggio di Jean Marie Le Pen, candidato del Front National al secondo turno delle elezioni presidenziali francesi, ha aiutato Jacques Chirac a stravincere con l’82,1% dei suffragi contro il 17.9% del suo avversario, il 5 maggio. “La Francia ha riaffermato il suo legame con i valori della Repubblica”, ha dichiarato il neo presidente che già all’indomani delle elezioni ha nominato Jean-Pierre Raffarin alla testa di un governo di transizione. Questo governo, ha spiegato Chirac, avrà sei settimane di prova sino alle prossime elezioni legislative e “avrà come unico compito quello di rispondere alle preoccupazioni della gente, di trovare soluzioni a problemi che sono stati trascurati troppo a lungo”. Dal canto suo, Jean-Marie Le Pen, ha definito la sconfitta come “una disfatta per la speranza francese”. A suo avviso, la vittoria di Chirac è “equivoca e acquisita col metodo sovietico”. Si è tuttavia rallegrato che “il blocco nazionale sia rimasto solido malgrado la campagna isterica svolta tra i due turni, orchestrata dalla totalità dei poteri finanziari, politici, mediatici, tutti uniti nella difesa dei propri privilegi”.
Stupore nella Chiesa francese per i risultati del primo turno, che avevano visto Jospin superato da Le Pen e un astensionismo record del 28.4%. M ons. Stanislas Lalanne, segretario generale della Conferenza episcopale francese, in una dichiarazione rilasciata al Sir, ha spiegato che “dopo il primo turno, bisognava guidare le coscienze e non dire per chi bisognava votare o non votare”. Perciò il calo del tasso di astensione al 19%, secondo mons. Lalanne, dimostra che “ciò che è stato detto intorno all’importanza della vita politica e sulla necessità per i cattolici di partecipare attivamente è stato raccolto. In vista delle prossime elezioni legislative bisognerà ancora tenere conto di queste idee”.
“L’ipotesi repubblicana e anti-democratica è stata sconfitta. Adesso è arrivato il momento di un vero dibattito” afferma alla Radio Vaticana mons. Olivier de Beranger, vescovo di Saint-Denis, nella regione di Parigi che aggiunge: “Spero in un dibattito sereno e costruttivo che prenda in considerazione l’evidente ‘scisma’ civico che si è manifestato dopo il primo turno. Non bisogna sottovalutare il risentimento che si nasconde dietro ad un tale voto di protesta che mostra anche come una parte degli elettori non ricordi la storia. Non dobbiamo trascurare questa parte di elettorato che, secondo me, dal punto di vista politico, è irrecuperabile. È proprio per questo motivo che bisogna interessarsi a coloro che si sentono delusi dalla politica”.
“C’è un disagio sociale che indebolisce la sinistra e la destra del governo. Malgrado questa grande confusione, Jean-Marie Le Pen ha sempre il 18%, ciò può mettere la destra in difficoltà per le legislative”, constata Gérard Leclerc scrittore ed editorialista del settimanale France Catholique. “Per quindici giorni, abbiamo vissuto una sorta di paura immaginaria poiché Le Pen non aveva alcuna possibilità di diventare presidente dichiara al Sir -. Anche se avesse avuto una possibilità, non avrebbe potuto governare perché non possedeva un’équipe seria con un programma credibile”. Ed aggiunge: “Dopo questo secondo turno, ritroviamo i veri problemi posti dal Front national e dall’estrema sinistra che mostrano come la società francese viva nel disagio”.
“Tanto rumore per nulla”, è il commento di René Girard, docente all’Università di Stanford negli Stati Uniti. “Non c’è mai stata la possibilità che Le Pen potesse essere eletto spiega al Sir -. Tutti lo sapevano, ma si è drammatizzato, forse per riunire gli elettori”. Circa le manifestazioni “antifasciste” del 1° maggio che hanno mobilitato più di 300 mila persone in Francia, aggiunge: “È contraddittorio votare e poi, alla luce dei risultati, manifestare contro la persona eletta. E’ il segno di una difficoltà che attraversa la nostra democrazia francese”. “I media stranieri conclude si interessano a questi fatti solo quando la situazione diventa critica. In questo momento, gli Stati Uniti guardano all’Europa solo per parlare di un ritorno del fascismo. Ciò è negativo per l’immagine della Francia”.
C.L.