Francia" "
Il ballottaggio ha mostrato l’attaccamento dei francesi ai valori repubblicani ma la gente non ha fiducia della classe politica, afferma il vescovo di Fréjus-Tolon, roccaforte di Le Pen
All’indomani della vittoria di Jacques Chirac al secondo turno delle elezioni presidenziali in Francia, abbiamo intervistato mons. Dominique Rey , vescovo di Fréjus-Toulon, regione nella quale il candidato del Fronte Nazionale, Jean-Marie Le Pen, ha ottenuto il 25-30% delle preferenze espresse.
Cosa pensa del risultato delle elezioni?
“Il secondo turno delle elezioni presidenziali si è trasformato in un plebiscito per fermare l’estrema destra. Questo risveglio democratico attesta, a mio avviso, l’attaccamento dei francesi ai valori repubblicani e il rifiuto di qualsiasi forma di estremismo. Ma non ci sono ‘cinque milioni di fascisti’ come non ci sono neanche ‘tre milioni di rivoluzionari dell’ultrasinistra’. C’è, per la maggior parte, gente ferita che ha paura, che si sente ingannata nei propri ideali e che al primo turno ha espresso il suo risentimento, il suo smarrimento e la sua preoccupazione. E’ stata senz’altro una straordinaria sconfessione dell’insieme della classe politica alla quale i francesi avevano affidato la gestione del loro bene comune. Tali risultati devono portare i nostri governanti a capire meglio cosa rappresenti la nobiltà e la difficoltà di qualsiasi governo. Occorre indicare a tutti la via migliore nel rispetto del bene comune. Non si deve precipitare nel corporativismo e nel servilismo demagogico degli interessi privati di questo o quel gruppo di pressione ma occorre orientarsi verso la ricerca democratica dell’interesse comune”.
Qual è la posta in gioco alle prossime legislative?
“Il diritto alla vita, il diritto al rispetto della dignità umana, il lavoro, la libertà di espressione, l’uguaglianza dei sessi. Temi spesso frammentati e reinterpretati secondo le circostanze o la situazione del momento. Occorre ritrovare i punti di riferimento sociali ereditati dalla storia e promotori della vita in comune. Come affrontare, allora, ogni giorno la propria vita segnata da vari problemi e strappi alle regole? Pensiamo, ad esempio, al parcheggio in doppia fila, al deposito selvaggio della spazzatura, ai graffiti, sino all’evasione fiscale, al lavoro nero… Errori che tutti noi compiamo a volte anche con l’incoraggiamento o la complicità di coloro che sono incaricati di far rispettare l’interesse generale. E’ solo buon senso ricordare che ‘chi ruba un uovo oggi, ruberà una gallina domani’? Purtroppo i francesi stessi non hanno da dare alcun insegnamento ai loro uomini politici poiché giorno dopo giorno, cedono anch’essi alla tentazione di seguire i propri immediati interessi”.
Cosa vorrebbe chiedere ai politici chiamati alle nuove responsabilità?
“Anzitutto chiederei loro di responsabilizzare una nuova generazione di uomini e di donne. Poi non devono dimenticare che sono solo ‘di passaggio’ e ‘al servizio’. Occorre dunque mettere i cittadini davanti alle proprie responsabilità, senza pensare di poter controllare tutto a livello centrale”.
E ai cittadini che si preoccupano per il futuro del loro Paese?
“Che hanno uomini politici che assomigliano loro ma che è anche troppo semplice andare a cercare capri espiatori. Ognuno è personalmente responsabile delle derive del sistema. Per questo devono impegnarsi di più nella vita dei quartieri periferici e fare scelte coraggiose, come rinunciare ad esempio ai vantaggi acquisiti che bloccano qualsiasi forma di progresso. Il futuro del nostro Paese è sempre più connesso al futuro del mondo. La sfida è quella di lasciare ai figli un mondo migliore”.
Cyril Lepeigneux – Parigi