27 aprile" "
Se vuole essere credibile agli occhi dei giovani, la Chiesa di oggi deve superare la tentazione del “piccolo gregge” ed aprirsi ad una “pastorale di accoglienza”, che focalizzi l’attenzione sulla qualità dei rapporti interpersonali. Ne è convinto mons. Sergio Lanza, docente alla Pontifica Università Lateranense, secondo il quale i giovani, “con il loro mobile cosmopolitismo, decretano la fine delle frontiere come segno del comando e si dichiarano decisamente contro le comunità ghetto che assomigliano più ad orfanotrofi, prigioni o manicomi che a luoghi di libertà”. Il monito che viene, dunque, dal pianeta giovani, ha detto il relatore intervenendo oggi al X Simposio dei vescovi europei, è quello a favore di “comunità in ricerca”, in grado di rispondere alla richiesta di una “dilatazione della religiosità” che viene dalle giovani generazioni: “Il fascino dell’esotico, della ‘esperienza’ – ha detto Lanza – segnala un bisogno più profondo. Successo, felicità, vita riuscita; oggetti del desiderio, temi che suonano così lontani dai toni e dai linguaggi della predicazione. In cerca di fiducia, il giovane cade nelle mani di maghi e di seduttori, o si rivolge a non disinteressati consulenti e consolatori”. I giovani, per Lanza, hanno bisogno oggi di nuovi “linguaggi della fede” ma le parole da sole non bastano: bisogna “coniugare autorità e autorevolezza”, attraverso uno stile di “missione” che “non è proselitismo, ma raggiunge l’uomo là dove nasce, studia, lavora, soffre…”.Tutto ciò comporta, ha precisato però il relatore, una “capacità di ripensamento globale delle coordinate culturali” nelle quali la fede è chiamata ad esprimersi e un forte “impegno culturale” dei cristiani sul versante della formazione. Dar vita a “luoghi ecclesiali della politica”, ha concluso Lanza, significa pensare ad una “presenza più incisiva e qualificata” dei credenti a cominciare dalla catechesi e in particolare dalla catechesi degli adulti, chiamata a “diventare luogo originario e appropriato dove i cattolici si confrontano sulle prospettive che, a partire dai valori fondamentali della fede, si delineano e si articolano per il bene comune”, con una “nuova vitalità di scambio ecclesiale” e con effetti positivi “per la vita concreta della società”.