In un’epoca come la nostra, caratterizzata da “una grande varietà di proposte religiose”, il compito dei cristiani “non è denigrare, rifiutare o colpevolizzare in blocco” ciò che è diverso da sé, ma “annunciare Cristo unico Salvatore del mondo” con “umiltà, coraggio, rispetto e disponibilità”, senza tuttavia tralasciare di “mettere in guardia dai pericoli delle scelte settarie”. Lo ha detto oggi mons. Amédée Grab, presidente del Ccee, nella Messa celebrata a Roma, nella parrocchia di S. Silvia, a chiusura del X Simposio dei vescovi europei. “Gesù accoglie tutti con amore – ha proseguito Grab commentando un brano del Vangelo di Giovanni – si scontra solo con gli ipocriti, non con chi lo condanna e lo mette in Croce. Dio non ha mandato Cristo perché condanni il mondo, ma perché lo salvi”. Dopo le atrocità della seconda guerra mondiale, ha detto il presidente del Ccee, la domanda “Dio dove sei?” è ancora attuale: “nelle guerre, nel mondo del denaro fine a se stesso, nel divertimento che avvilisce i valori della coscienza, in un mondo che calpesta i diritti umani fondamentali, la dignità dei fanciulli abusati, delle tante donne offese, dei lavoratori che rischiano il pane”. Di qui “l’attualità, l’urgenza e la serietà dell’impegno ecumenico”, ha sottolineato Grab salutando i membri del Consiglio delle Chiese europee che hanno partecipato ai lavori del Simposio, insieme ad 80 vescovi e 34 giovani provenienti da tutte le parti d’Europa. Per il futuro, Grab ha auspicato che lo “spirito di incontro vicendevole” che ha animato il Simposio continui anche nella quotidianità della vita delle Chiese. Ricordando, poi, il prossimo anniversario dei 40 anni dall’apertura del Concilio Vaticano II, Grab ha fatto notare che “la tomba di Giovanni XXIII è ancora meta di innumerevoli pellegrinaggi”, e che la Chiesa di oggi “è fedele all’eredità del Concilio”. Al centro del magistero di Giovanni Paolo II, ha concluso il presidente del Ccee, c’è infatti “il Vangelo presentato nella sua dimensione integrale”, con la giustizia e pace indicati “come compito universale della Chiesa”, la cui “via maestra” resta sempre “il rispetto di ogni essere vivente”.