“Non vogliamo una Chiesa moderna o tecnologica, ma una Chiesa che sappia parlare un linguaggio semplice, vicino alla vita”. A sfatare uno degli stereotipi più diffusi tra i giovani, quello che li dipinge come “Internet dipendenti”, è stata Simonetta Saveri, giovane delegata della Cei, in una delle fasi del X Simposio dei vescovi europei, in svolgimento a Roma (fino al 28 aprile) sul tema: “Giovani d’Europa nel cambiamento. Laboratori della fede”. “Noi nella Chiesa siamo i ‘bravi ragazzi’, quelli che ogni giorno lavorano insieme ad altri giovani, ma qui rappresentiamo anche quelli che sono al di fuori dei circuiti ecclesiali”, ha aggiunto Simonetta: “Anche con i vescovi che si occupano dei giovani – ha aggiunto – non è sempre facile comunicare; a volte si ha quasi paura di parlare, e se è così per noi figuriamoci per i giovani che non frequentano la Chiesa…”. Ai giovani di oggi, contrariamente a quanto comunemente si crede, “basta davvero poco”, ha aggiunto Davide Biliardi, del Movimento dei Focolari:” Voi, in questa occasione, avete fatto il primo passo: noi, dopo gesti come questo, siamo pronto a rifarlo mille volte…”. E a parlare dell’impegno della sua Chiesa per i giovani è stato mons. Mieczyslaw Cislo, vescovo ausiliare di Lublino: “Dopo la Giornata mondiale della Gioventù di Parigi – ha raccontato – abbiamo promosso incontro per i giovani in ogni quartiere, per un anno e mezzo”; un’iniziativa analoga ha fatto seguito alla Gmg di Roma, dopo la quale i giovani (ma anche gli uomini di cultura, i responsabili sociali e politici) sono stati “chiamati a raccolta”, tramite incontri mensili, per un anno. Ora è la volta della Gmg di Toronto, alla quale parteciperanno 3.500.