26 aprile" "

GUDZIAK (UCRAINA), DALL’"EUFORIA" DEL DOPO-MURO ” “ALLE "SPERANZE E PAURE" DI OGGI ” “

Dopo un secolo, come il ventesimo, di “terrore e traumi”, caratterizzato tra l’altro da una “deliberata persecuzione religiosa” e da “deportazioni forzate” della popolazione, il cristianesimo in Ucraina è passato dall'”euforia” del dopo-Muro, con il conseguente ingresso nei processi di “globalizzazione” occidentali (e gli squilibri dovuti al cambiamento repentino) ad una situazione che apre “uno spazio di grandi speranze ed attese, ma anche di tremenda ansietà e paura”. Delinea così Borys Gudzial, rettore dell’Accademia teologica e dell’Università cattolica di Leopoli, lo “scenario” in cui si colloca oggi la religiosità dei giovani, dei quali una “larga maggioranza” è “aperta all’esperienza della fede”. La sfida più grande che il cristianesimo deve raccogliere, ha detto Gudziak intervenendo oggi al X Simposio dei vescovi europei, è quella che viene dal fenomeno di emigrazione di un numero sempre crescente di ucraini verso i Paesi dell’Europa occidentale: “giovani costretti a lasciare le loro case e le loro famiglie, immigrazione illegale, crisi demografica”, tutti fattori questi che spingono le nuove generazioni a credere che in Ucraina “non ci sono prospettive” per loro. La vita spirituale, in questo contesto, è “guardata con sospetto” dai giovani, o al massimo “ammirata ma considerata distante e difficilmente possibile”. Di qui la responsabilità, per la Chiesa locale, di “fare sentire la propria voce nella società” e di saper trasmettere ai giovani un messaggio credibile, “di qualità”, al riparo da “ipocrisie” o “pii moralismi”. Ridare “fiducia” ad un popolo che ha bisogno di una profonda “maturazione spirituale”, per uscire dalle tragiche vicende del passato e dalle difficoltà del presente: questo l’altro compito considerato urgente per la comunità ecclesiale ucraina, caratterizzata da una fioritura di vocazioni che può sembrare paradossale, se confrontata con le persecuzioni che appartengono alla sua storia recente. Seminari “pieni”, vita religiosa con un’età media al di sotto dei 30 anni: da queste realtà, ha concluso il relatore, può nascere per i giovani un “incoraggiamento” che viene da “testimoni coraggiosi” ed è fondato sull’incontro personale con Cristo.