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L’esperienza negativa del regime comunista e l’ateismo della popolazione, soprattutto giovanile, rappresenta il dato tra i più significativi dell’esperienza religiosa in Slovenia. Nonostante questa “propaganda atea” sistematica, moltissimi sono rimasti fedeli alla Chiesa, soprattutto perché erano radicati nella famiglia. Anzi, per alcuni l’ambiente ha rappresentato addirittura uno stimolo e una sfida utile al cammino di fede. Le linee portanti della pastorale giovanile in Slovenia risentono dunque di questo retaggio storico. Attenzione particolare viene data alla vocazione cristiana, sia laicale che consacrata a cui si accompagna una formazione liturgica e spirituale. In un ambito scristianizzato ed ateo si cerca di sviluppare la dimensione della comunione e della testimonianza vissuta. Particolarmente diffusi nelle parrocchie slovene i gruppi giovanili, guidati da sacerdoti. Tra questi focolari, scout, nuove comunità, Taizé. Ogni diocesi, poi, ha un sacerdote responsabile per la pastorale giovanile con un coordinatore nazionale. Fitto il calendario delle iniziative ed appuntamenti: da corsi per i giovani e per gli studenti, a settimane di studio su temi di attualità. Ogni anno a settembre nell’abbazia di Sticna si tiene un grande raduno dei giovani per tutta la Slovenia, al quale partecipano circa 8.000 giovani.
Alla prossima Giornata mondiale della Gioventù di Toronto parteciperà solo una piccola rappresentanza. Tra i giovani molti frequentano gruppi di preghiera, altri s’impegnano nel campo della carità o si dedicano all’attività missionaria. Ed è anche per questi fattori che la Chiesa in Slovenia gioca un ruolo importante. E’ una Chiesa ricca di martiri che hanno ispirato e continuano ad ispirare i giovani sloveni.