Una Chiesa che sia capace di “mettersi nei panni” dei giovani, ascoltandone le difficoltà e offrendo loro dei modelli credibili: è la sfida della pastorale giovanile in Romania, formulata a partire da una autocritica interna. Le esperienze negative e critiche delle nuove generazioni osservano i responsabili della pastorale giovanile – non si riferiscono tanto alla fede in sé ma al modo in cui essa è vissuta dalla Chiesa stessa. I nostri giovani si lamentano perché mancano i modelli. Per poterli avere c’è bisogno di una maggiore preparazione e selezione nei seminari, perché i giovani si trovino davanti sacerdoti capaci di dar loro fiducia”. Inoltre, “ciò che impedisce ancora un buon approccio al Vangelo è la disgregazione, la rivalità e la non ecumenicità all’interno della Chiesa, un atteggiamento che è anche conseguenza del passato regime”.
Per passare dall’autocritica alla proposta si suggerisce a chi lavora a contatto con i giovani, “di non fare i moralisti ma di presentare ai giovani il Gesù dei Vangeli nella sua positività: il rispetto della legge morale scaturirà da sé”. I giovani rumeni manifestano infatti una grande disponibilità ad essere evangelizzati e a collaborare, “ma solo nella misura in cui noi sappiamo dare delle risposte”: “in questo momento il modo migliore per evangelizzare è farli partecipare all’opera di evangelizzazione”. Tra i suggerimenti: curare di più la formazione delle giovani coppie, proporre delle alternative valide alla discoteca, ad esempio il volontariato con i poveri, e utilizzare il linguaggio della musica “per far arrivare il Vangelo anche a coloro che potrebbero ascoltarlo solo attraverso questo canale”.