Repubblica Ceca” “” “

La pastorale giovanile odierna della Repubblica Ceca va collegata ai decenni più recenti della storia del Paese, segnati da un regime comunista che “ha cercato di educare programmaticamente all’ateismo”, anche se “l’animo dei giovani istintivamente resisteva a questa pressione”. Dopo il “crollo del muro” (1989) nel settore della pastorale giovanile la Chiesa “ha reagito prontamente”, avviando esperienze diverse quali i Centri diocesani per la gioventù, incaricati del coordinamento delle attività rivolte ai giovani. Sono anche stati fondati numerosi “Centri della vita giovanile”, case caratterizzate dalla presenza di un gruppo di giovani con un sacerdote e dall’apertura agli altri giovani. Le diocesi collaborano tra loro tramite assidui contatti e un incontro bimestrale di approfondimento. Oltre all’apprezzamento delle Gmg, la Conferenza episcopale ceca sottolinea la validità della presenza di movimenti e nuove comunità, che contribuiscono a diffondere i valori del Vangelo. Ora la sfida più marcata è costituita non tanto dall’ateismo marxista, in via di dissoluzione, ma dall’indifferentismo tipico dello spazio euro-americano che – sottolinea la Conferenza episcopale ceca – “non nega, ma agisce e vive come se Dio non esistesse”. Il cristianesimo tradizionale può non essere più sufficiente per trasmettere ai giovani una adeguata nozione su cosa possa intendersi per vita cristiana. Tutti gli ambienti (famiglia, parrocchia, lavoro ecc.) sono quindi chiamati a farsi interpreti di una esigenza di annuncio che deve percorrere piste nuove: tra esse, un “lavoro sistematico e di lunga durata” per l’educazione dei giovani nei vari ambienti, il loro coinvolgimento negli ambienti educativi in modo da farne dei testimoni attivi e partecipi, la comprensione dei nuovi “linguaggi” giovanili. Una strada che la Conferenza episcopale sottolinea con particolare cura è quella di formare giovani che divengano “testimoni” presso i loro coetanei, basandosi su comunità educative vive e accoglienti. Senza trascurare esperienze-pilota e di frontiera quali l'”evangelizzazione sulle strade” oppure la “cura dei giovani minacciati”, il maggior impegno deve quindi consistere nell’attrezzare comunità vitali e capaci di attrarre i giovani a livello di base ecclesiale, dove vive la gente e dove i giovani stessi possano sentirsi davvero a casa loro.