Croazia” “” “

Un Paese con un forte radicamento del credo religioso dove tuttavia i giovani “tendono a vivere la propria fede fuori dalla Chiesa”. Sul conto delle istituzioni ecclesiali, poi, “si alza sempre più forte la critica, a causa di una certa ‘burocratizzazione’ della Chiesa e a causa della ‘somiglianza’ sempre più grande con altre istituzioni della società”. E’ il quadro che emerge da alcune ricerche socio religiose condotte in Croazia, in particolare sul mondo giovanile. I giovani in Croazia esprimono, comunque, fiducia nella Chiesa, grazie soprattutto al suo impegno nella società, in modo particolare nel campo sociale. Tuttavia da essa si aspettano la testimonianza ed una fede autentica. Il tono critico, infatti, da parte dei giovani si sente quando parlano di incoerenza nella testimonianza, di insegnamento morale non adatto all’uomo contemporaneo, di riti liturgici noiosi ed inadatti, dell’ipocrisia e dell’arricchimento di alcuni uomini di Chiesa. Per questo motivo l’itinerario religioso-educativo proposto ai giovani ha come scopo l’integrazione della fede con la vita. Ciò avviene attraverso momenti formativi quali la vita liturgica e di preghiera; l’accompagnamento spirituale; l’impegno caritativo-sociale; la ricchezza spirituale della pietà popolare, vegliando che non resti solo folclore. I luoghi più idonei per la realizzazione del cammino religioso dei giovani sono la famiglia, la comunità parrocchiale, l’oratorio, i gruppi formali, i movimenti spirituali, i vari gruppi di volontariato. Il lavoro con i giovani perciò deve diventare più diaconia, più solidale, più indispensabile, deve offrire “l’offerta personale”. La Chiesa deve osservare il cammino dei giovani, rispettare la prima regola pedagogica: incontrarli lì dove attualmente si trovano e camminare insieme a loro. Diaconia della Chiesa nel lavoro con i giovani non significa il reclutamento di “giovani soldati cristiani e delle loro forze” ma la motivazione e l’abilitazione dei giovani ad orientare le loro vite verso Cristo.