"baby gang"
” “” “Il disagio giovanile ” “produce un aumento della criminalità e della violenza tra i giovani” “europei. Presentiamo dati ed esperienze ” “in vista del Simposio ” “dei vescovi europei ” “sui giovani
Proseguiamo la riflessione sui giovani in Europa che abbiamo intrapreso sugli ultimi numeri di SirEuropa (cfr nn.11,13 e 14 del 2002) in vista del decimo Simposio dei vescovi europei, in programma a Roma dal 24 al 28 aprile sul tema “Giovani d’Europa nel cambiamento. Laboratori della fede”. Su questo numero di SirEuropa approfondiamo i problemi legati al disagio giovanile e alla violenza che questo produce tra gli adolescenti. La criminalità minorile in Europa infatti è ormai vera emergenza; aumenta il numero dei reati commessi dai minori e desta preoccupazione il progressivo abbassamento dell’età media di ingresso nei circuiti criminosi. In Italia, dove il tasso dei minori che delinquono è il più basso d’Europa, è di questi giorni la notizia di ragazzi che, anziché andare a scuola, si recavano a rubare in appartamenti di villeggiatura in provincia di Catania. Tra essi, anche un bambino di nove anni. A Cremona due adolescenti estorcevano denaro e capi di abbigliamento a loro coetanei; in Costiera amalfitana è finita in manette una banda di ladri di motorini composta di ragazzi dai 15 ai 17 anni. Molti di essi appartengono a famiglie benestanti. In Francia, dove da dieci anni il numero dei minori coinvolti in vicende criminali aumenta del 13% ogni anno e riguarda oggi un adolescente su cinque, molte sono le associazioni cattoliche impegnate sul campo. Ecco il “Progetto Valdocco” lanciato dai salesiani nella regione di Parigi.
Criminalità e minori. “Nel 1998, tra le 789mila persone chiamate in causa dai servizi di polizia e di gendarmeria, 171.800 erano minorenni tra i 13 e i 17 anni” afferma il rapporto del Gruppo di studio e di riflessione interregionale, “Criminalità e delinquenza apparente: un approccio territoriale”, pubblicato nel luglio 2000. Sebbene questa fascia di età rappresenti solo l’8,1% della popolazione francese, il 21,8% di chi viene chiamato in causa è minorenne, vale a dire più di una persona su cinque. “Il numero dei minorenni coinvolti nel crimine è aumentato più dell’80% negli ultimi cinque anni e l’età media dei giovani che delinquono continua a scendere: “Almeno il 20% ha meno di 16 anni”, precisa il documento.
Il “Progetto Valdocco”. Ad Argenteuil, nella periferia di Parigi, a seguito di questi dati allarmanti, il padre salesiano Jean-Marie Petitclerc ha avviato il “Progetto Valdocco”. Il filo conduttore di quest’opera educativa di padre Petitclerc si riassume in uno slogan tratto dagli insegnamenti di don Giovanni Bosco: “senza cordialità, nessuna fiducia; senza fiducia, nessuna educazione”. Tante sono le iniziative messe in atto dall’associazione Valdocco per cercare di arrestare la criminalità giovanile: un’équipe educativa per le strade, sostegno scolastico e mediazione tra famiglie e scuole, un canale di ascolto per i genitori e un polo di accoglienza per i giovani in difficoltà.
Obiettivi concreti. Il “progetto Valdocco” mira a raggiungere diversi risultati. Anzitutto, spiega padre Petitclerc, “sviluppare l’animazione di strada raggiungendo in piazza bambini ed adolescenti per elaborare con loro programmi di azione. In secondo luogo, sviluppare il senso civico”. Questo vuol dire, “rendere il giovane ‘attore’ nel proprio quartiere, considerandolo in una posizione di ‘soggetto’ e permettendogli di esprimere le proprie opinioni e di sviluppare i propri progetti”. Gli operatori aiutano inoltre i giovani a perseguire il “successo scolastico: aiutare il ragazzo e la sua famiglia ad investire nella scolarità ed organizzare attività di recupero scolastico”. Parallellamente si mira, prosegue il sacerdote, a “responsabilizzare genitori e cittadini nell’educazione delle nuove generazioni: mobilitare gli abitanti di un quartiere attorno alle nuove poste in gioco, favorendo incontri su temi educativi e insistendo presso i fratelli maggiori sul loro ruolo nei confronti dei più giovani”. Si cerca infine di “aprire nuove vie di formazione per l’impiego”.