laicità

” “Una riconciliazione possibile

” “La costruzione dell’Europa si deve ” “fondare sulla riconciliazione tra vita civile e fenomeno ” “religioso, osserva lo storico René Rémond



Laicità, cristianesimo e futuro dell’Europa: vi è contraddizione tra l’esigenza di laicità degli Stati e la prospettiva di una presenza cristiana nell’architettura di un’Europa che vada oltre il dato economico, politico e giuridico? Quale collocazione possibile per il cristianesimo all’interno della società civile del continente? Se ne è discusso nei giorni scorsi a Roma, presso il Centro culturale san Luigi di Francia, nell’ambito del ciclo di conferenze “La laicità oggi”. Già “Paolo VI, rivolgendosi nel 1975 ai vescovi europei, aveva evocato ‘il sogno di un’unità spirituale che restituisse agli uomini il senso della loro responsabilità personale e collettiva”‘, ha ricordato Pietro Scoppola, storico e presidente della Fondazione Orseri, introducendo la conferenza. A suo avviso, “anche le religioni tendono a divenire beni di consumo e la domanda di religioso è altresì esposta al richiamo del mercato”; il nodo cruciale da affrontare è allora quello della “‘forza’ della religione di fronte alla ‘debolezza’ della fede”.

La dimensione sociale del cristianesimo. “Non è possibile far rivivere il passato e il principio di laicità è oggi ovunque irrinunciabile; tuttavia, il riconoscere gli effetti sociali e culturali del cristianesimo sulla civiltà europea, senza ridurlo a fatto esclusivamente spirituale, non implica né un’adesione ad esso, né un giudizio di valore: è la semplice constatazione di una realtà inconfutabile”. Ne è convinto lo storico René Rémond, accademico di Francia e presidente della “Fondation nationale des sciences politiques”, intervenuto all’incontro. Di qui la necessità che “la costruzione dell’Europa si fondi su una riconciliazione tra vita civile e fenomeno religioso, la cui dimensione sociale non potrà essere ignorata dalla Carta costituzionale”. E il cristianesimo, ha notato, “deve essere un forte elemento di unificazione: come ha affermato Michel Camdessus – già presidente del Fondo monetario internazionale e oggi delle Settimane sociali – noi cristiani siamo dei riconciliati; dobbiamo pertanto contribuire al perdono e alla riconciliazione tra Chiese e popoli”. Un “imperativo ineludibile” appare allora l’ecumenismo, all’interno del quale “non vi debbono essere né privilegiati, né esclusi” e, più in generale, il dialogo con le altre religioni presenti in Europa: “un confronto delicato e complesso”.

Rivelazione e Stato di diritto. Secondo Rémond, “Chiesa e cristiani non devono dare vita a gruppi di pressione, né tantomeno costituire forze politiche o economiche”; essi sono chiamati piuttosto “a farsi voce delle istanze morali più profonde e ad impegnarsi nella difesa dei valori comuni dei quali il cristianesimo è stato il principale ispiratore”. In particolare, “la dignità della persona umana, la tutela della vita, la solidarietà, la giustizia: principi costitutivi della rivelazione” e, al tempo stesso, “ineludibili per un autentico Stato di diritto”. Ma il cristianesimo, “in virtù del principio di comune appartenenza di tutti gli uomini alla stessa famiglia”, può porsi inoltre “come argine agli egoismi, alla possibile tentazione di un continente ricco, quale l’Europa, di rinchiudersi in se stesso di fronte alle necessità dei Paesi emergenti”.

Orientare al bene la vita civile. Ad avviso di Rémond è poi “urgente una seria riflessione etica a tutto campo” che investa “le scelte economiche e politiche”. Ciò che oggi manca è proprio “un’educazione all’etica”; occorre viceversa “riflettere sul senso e le finalità di ogni azione e decisione pubblica”. E in tempi in cui l’autonomia della coscienza è spesso assurta a criterio di giudizio, una particolare attenzione il professore l’ha riservata ai giovani “nella cui formazione professionale – ha osservato – occorre curare l’educazione della coscienza per i compiti che questa è chiamata a svolgere anche nell’esercizio della professione”. Ciò non significa, ha precisato, “confondere i ruoli di Chiesa e Stato”. La Chiesa “ha un’autorità esclusivamente morale; essa non aspira certamente al dominio sulla società ma può orientare al bene la vita civile”.
Giovanna Pasqualin Traversa