” “Quotidiani e periodici” “


Gli accenni fatti dal Papa, nella lettera scritta ai sacerdoti per il Giovedì Santo, a “scandali gravi” che gettano “una pesante ombra di sospetto” sui presbiteri, hanno riaperto anche sui principali quotidiani e periodici esteri il dibattito sulla piaga della pedofilia. “Può la Chiesa salvare se stessa?”, è il perentorio titolo di copertina del Time (1° aprile), che ospita all’interno un ampio dossier di inchiesta e approfondimento sui diversi casi di abusi sessuali di preti su minori, di recente al centro dell’attenzione dei media e dell’opinione pubblica americana. “Quanto ci vorrà affinché istituzioni potenti imparino che non è soltanto il crimine ma anche la copertura del crimine che provoca danni?”, si chiede Joanna McGeary riferendosi al comportamento, a suo avviso, reticente della Chiesa di fronte a tali misfatti. Secondo la giornalista, infatti, “la Chiesa cattolica romana ha mantenuto il silenzio per decenni sull’immorale, perfino criminale tradimento dei suoi ragazzi ma in questa stagione di apertura non dovrebbe farlo”. E’ stato solo Giovanni Paolo II, nella lettera citata, a rompere quella che McGeary definisce una vera e propria “cultura del segreto”, alimentata dalle gerarchie ecclesiastiche in casi come questi. Il Papa si rivolge ai sacerdoti e parla di scandali, “ma non menziona direttamente gli abusi sessuali”, fa notare Melinda Hennenberger in prima pagina dell’ Herald Tribune (22/3), e aggiunge: “L’unico paragrafo della lettera del Papa che si riferisce agli scandali appare verso la fine del documento, che non è stata scritta dallo stesso Giovanni Paolo II, o letta ad alta voce da lui”. “Di fronte alla pedofilia, il Papa esprime il suo dolore”; è invece il titolo di La Croix (22/3), che ospita un articolo di Yves Pitette in cui si fa il punto sulla conferenza stampa di presentazione del documento del Papa, caratterizzata da una forte presenza di giornalisti americani . “La stampa americana – ricorda a questo proposito Pitette – rimprovera a Giovanni Paolo II di non aver seguito da vicino le questioni di pedofilia che coinvolgono i preti; pensa che la sua cattiva salute gli impedirà di governare la Chiesa e vorrebbe che il Papa facesse lui stesso una dichiarazione forte, pronunciando la parola pedofilia”.

“La politica dei genitori” è il breve commento non firmato che la Frankfurter Allgemeine Zeitung (26/3) dedica all’attenzione rivolta dalla politica alla famiglia. Ne proponiamo una lettura quasi integrale “ I partiti hanno riscoperto la famiglia – si legge – all’inizio era stata la CDU, che molti anni fa aveva rilevato che il desidero di figli delle giovani coppie li rendeva casi sociali; oggi lo fanno anche i Verdi e la SPD. Tuttavia, siccome dai partiti non ci si può aspettare niente di diverso, il loro sguardo si rivolge non alla famiglia intera ma soprattutto a quella parte che interessa loro: i genitori. Mira loro l’offerta dell’Unione di alzare gradualmente fino a 600 ricchi euro gli assegni familiari; sempre a loro si rivolge l’offerta della concorrenza SPD di far nascere dal nulla ‘una rete che ricopra tutto il territorio di asili-nido, scuole materne e d’infanzia’, come auspica ora il cancelliere Schröder. La prima proposta contiene il tardivo riconoscimento sociale dello spontaneo dedicarsi ai bambini, l’altra si affretta verso un’ulteriore statalizzazione dei bambini. Per entrambe le proposte c’è l’interesse per le urne elettorali. Tuttavia, se gli interessi dei genitori fossero identici a quelli dei figli, ci sarebbero meno conflitti familiari. Un politica della famiglia che possa meritare questo nome dovrebbe appoggiarsi a chi non ha alcuna lobby ma solo domande: i bambini. “
Un’intervista al giurista Erhard Denninger condotta da Thomas Darnstädt sul settimanale Spiegel (25/3) riporta la questione della controversa votazione del 22 marzo al Bundesrat della legge sull’immigrazione. Quello che viene trattato è la procedura di voto, che prevede una votazione unitaria per ogni Land della Germania. Il titolo, significativo, “ Poteva farlo“, si riferisce all’attribuzione del voto del Land Berlino-Brandeburgo alla SPD, partito di maggioranza. L’intervistato afferma che “non si doveva fare quanto è stato fatto“.