sviluppo
” “” “La conferenza di Monterrey si è conclusa con un rinnovato impegno a favore dei Pvs. L’esperienza delle ” “Ong spagnole” “” “
Combattere la povertà mondiale per sconfiggere il terrorismo e aprire il commercio internazionale e gli investimenti stranieri ai Paesi in via di sviluppo. Sono due degli impegni principali assunti da 171 Paesi con il “Monterrey Consensus”, il documento finale della Conferenza delle Nazioni Unite sul finanziamento dello sviluppo, svoltasi a Monterrey (Messico) dal 18 al 22 marzo. “La famiglia delle Nazioni non può far passare ancora un giorno senza che non sia compiuto uno sforzo concreto” per giungere allo “sradicamento della povertà”, ha dichiarato mons. Renato Martino, capo della delegazione della Santa Sede a Monterrey, nell’intervento pronunciato nel corso della conferenza. “Facciamo in modo ha detto Martino che chi auspica passi ulteriori verso la cooperazione, sperimenti che c’è speranza, che c’è un impegno ed un movimento onesto verso la eliminazione della povertà, lo sviluppo dei popoli e della società per la costruzione di un futuro migliore per tutta l’umanità”. In questa prospettiva, oltre cento organizzazioni non governative (Ong) spagnole promosse dalle congregazioni religiose stanno realizzando una rete di solidarietà missionaria per la cooperazione e lo sviluppo nei Paesi del Sud del mondo. L’obiettivo è di unire le forze per far sentire la propria voce e sfruttare al meglio le risorse umane e materiali. Ne abbiamo parlato con Javier Sánchez , responsabile dell’area progetti dell’Ong Proyde – Promozione e sviluppo dei fratelli lasalliani, membro della commissione che elabora questo progetto.
Come nasce l’idea di creare questa rete solidale?
“Un anno fa durante una riunione della Caritas con le Ong delle congregazioni religiose, abbiamo analizzato la situazione della cooperazione internazionale e messo in luce la mancanza di coordinamento tra i diversi organismi. C’è collaborazione tra missionari ed operatori nei Paesi che ricevono gli aiuti ma questa è scarsa in Spagna, dove ognuno cerca di perseguire i propri fini ed obiettivi”.
Qual è l’atteggiamento della società nei vostri confronti?
“Le Ong ecclesiali hanno credibilità nella società e la gente si identifica con i nostri progetti. Ma a volte siamo troppo frammentati e dispersi. In occasione del Giubileo abbiamo realizzato insieme la campagna contro il debito estero e la società ha risposto positivamente perché ha trovato un interlocutore unito, una voce potente e obiettivi chiari”.
Avete un’identità comune?
“Le Ong delle congregazioni religiose hanno un’identità e una radice comune: fede, solidarietà ed unità. Per noi l’obiettivo principale è l’evangelizzazione attraverso lo sradicamento della povertà e lo sviluppo. Crediamo che la solidarietà sia costitutiva del Vangelo e che l’unità renda più credibile la fede e più operativa la carità. Ma siamo anche aperti a collaborare con altre Ong, cristiane o non cristiane, che concordino su questo punto fondamentale”.
Quali sono i vostri obiettivi?
“In primo luogo, educare alla solidarietà e sensibilizzare sui problemi del Sud del mondo. Questo è ovvio perché la maggioranza delle congregazioni lavorano in ambito educativo ed è necessario introdurre questi valori nei programmi formativi dei bambini e dei giovani. Un secondo obiettivo è lavorare insieme su programmi e azioni concrete di cooperazione internazionale, ad esempio nell’emergenza davanti a grandi catastrofi e nell’aiuto umanitario urgente… Ma anche formare il volontariato per rendere la società protagonista nelle dinamiche di cooperazione internazionale e nella lotta per lo sradicamento della povertà. È anche un modo per interagire con organismi ufficiali, statali, municipali, per sollecitarli a essere più sensibili e generosi nell’aiuto allo sviluppo”.