repubblica ceca" "

Una democrazia ancora "immatura"” “

” “La Chiesa fa ancora "paura" ad alcuni uomini del governo ceco, ” “afferma l’arcivescovo ” “di Praga, card. Vlk ” “


“Nella Costituzione sta scritto che lo Stato è aconfessionale e la Chiesa è libera e indipendente”. Lo ricorda il card. Miloslav Vlk , arcivescovo di Praga, da tempo impegnato insieme alle Chiese protestanti e ortodosse in una battaglia “unanime” contro la legge che dal 7 gennaio scorso limita di fatto le attività religiose nella Repubblica Ceca. Ciò che preoccupa maggiormente l’arcivescovo è che la legge obbliga le Chiese a registrare i propri organismi in un elenco speciale custodito presso il ministero per la cultura. Il ministero può revocare la domanda, imporre condizioni e chiedere ulteriori informazioni prima di procedere all’iscrizione. “La legge – spiega il card. Vlk – limita la libertà delle Chiese e già in questi primi mesi lo abbiamo constatato a nostre spese: il ministero ha già rifiutato l’iscrizione in elenco di alcune Caritas parrocchiali”. Un fatto grave – aggiunge il cardinale – se si considera che “le Caritas rivestono un posto molto importante nella società perché lavorano per la gente, al fianco dei poveri e in quanto tali vanno riconosciute”. Il problema è che nella Repubblica Ceca, nonostante i dieci anni passati dal crollo del regime comunista, “la democrazia non è ancora matura” e il Paese ha bisogno di “uomini nuovi”. L’arcivescovo definisce la legge “un’eredità del passato” che spinge alcuni uomini del governo a guardare con “paura” all’operato della Chiesa. Quanto è successo a Praga ripropone il rischio di marginalizzazione delle religioni paventato nel processo di riforma europea. Ne abbiamo parlato con il card. Miloslav Vlk.

Come diventa uno Stato che non riconosce il ruolo delle Chiese?
“La democrazia non può esistere senza una dimensione spirituale. In questi ultimi dieci anni si è pensato di poterne fare a meno e di ricostruire il Paese solo sulla base di riforme economiche. Per dimensione spirituale, si intendono invece quell’insieme di valori spirituali e morali che fanno il bene autentico dell’uomo ma che lo Stato da solo non è in grado di produrre. E’ invece il compito specifico delle Chiese immettere in tutti gli ambiti del vivere sociale una dimensione spirituale intesa come rispetto della dignità dell’uomo, l’uguaglianza davanti alla legge, la parità dei diritti”.
Anche l’Europa sta mettendo da parte le comunità religiose. Perché sta accadendo questo?
“Se in Europa orientale è ancora molto forte l’eredità marxista, l’Europa occidentale è sotto l’influsso della secolarizzazione. Parole diverse ma che hanno qualcosa di molto comune. Il secolarismo porta a sottolineare soltanto la realtà umana – direi orizzontale – del vivere civile. Questa mentalità, priva di qualsiasi dimensione verticale, appiattita sul presente e sul materiale è alla radice di molti mali quali per esempio il non rispetto dei poveri, la rincorsa sfrenata al guadagno. Sono le condizioni per cui non si rispettano i diritti e si escludono le fasce più deboli della popolazione dalla produzione dei beni”.
Dove sta l’errore?
“L’uomo si è dimenticato che la sua vita è legata a Dio. Creato a sua immagine, l’uomo ha impresso dentro di sé questo destino. Cancellare questa anima, significa perdere la strada, far svanire lo scopo, non trovare la felicità. Eppure l’uomo è stato creato per essere felice. Ma non è tutto: l’uomo è stato creato anche per vivere nella comunione, per essere amato e poter amare. Sono valori che il secolarismo ha negato”.
Cosa auspica all’Europa?
“Negli ultimi anni, grazie al lavoro degli organismi che riuniscono i vescovi europei (Comece e Ccee), comunità religiose ed Europa tendono a cooperare sempre più. Da sempre però si dice che per costruire l’Europa bisogna darle un’anima. Ma perché – come dicono gli slogan – l’Europa abbia un’anima, occorre avere anche un progetto. Si sono fatti tanti progetti per costruire l’Europa ma fino ad ora sono stati solo economici e politici”.
Maria Chiara Biagioni