Quotidiani e periodici” “


La comparsa dell’ex presidente jugoslavo, Slobodan Milosevic, di fronte al Tribunale penale internazionale dell’Aja e il processo a suo carico per “crimini contro l’umanità”, monopolizzano l’attenzione dei principali quotidiani internazionali. “Una data storica nella lenta nascita di un ordine mondiale governato dal diritto”: così Le Monde del 12/2 definisce l’evento e aggiunge: “Per la prima volta, un ex capo di Stato sta per essere giudicato da una giustizia internazionale per crimini commessi verso il suo popolo”. “Martiri del kosovo”: è il titolo di un’inchiesta del quotidiano francese, pubblicata sull’edizione del 13/2, in cui l’inviato di Le Monde, Christophe Chatelot, fa parlare soprattutto le donne del Kosovo, “violentate, assassinate”, alle prese con vittime “il cui corpo è scomparso”, costrette a “vivere senza i loro mariti, uccisi dai serbi”. Anche Bruno Frappat, su La Croix del 12/2, definisce il processo contro Milosevic “una vera novità nella Storia”, che cerca di fare giustizia di “una delle saghe più sanguinose dell’Europa dopo il nazismo”. Per questo, si legge nell’editoriale, “giudicare Milosevic, senza odio né debolezza, è prima di tutto riconoscere alle vittime, ai superstiti, il diritto di testimoniare davanti al tribunale della memoria umana”. Quella dell’ex presidente jugoslavo, scrive Keith B. Richburg sull’ Herald Tribune (13/2), è stata una “impresa coordinata e criminale” che “ha usato esecuzioni, torture, trasferimenti forzati e genocidio per cercare di eliminare i non serbi da larga parte dei Balcani e creare una nazione serba etnicamente pura”.

C’è un rischio Germania per l’Europa. Lo afferma senza mezzi termini un lungo fondo, a firma di Peter Hort, comparso sulla prima pagina della Frankfurter Allgemeine Zeitung dell’11 febbraio scorso. In primo piano ovviamente “l’avvertimento espresso dalla Commissione Europea sul deficit di bilancio del Paese che tanto aveva contribuito alla stabilità economica” del vecchio Continente. Il quotidiano di Francoforte auspica che “la campagna elettorale tedesca non turbi la serenità di giudizio sul tema”. Del resto, afferma l’editorialista “nessuno aveva avuto nulla da ridire quando i rimproveri erano stati rivolti alla piccola Irlanda”. “Oggi che si tratta della Germania il giudizio deve essere di gran lunga più serio”. Si occupa ampiamente di Europa anche lo Spiegel dell’11 febbraio che riporta una lunga intervista a Jean Luc Dehaene vicepresidente della Convenzione per la costituzione europea. “In Europa abbiamo dovuto procedere finora passo dopo passo. – spiega, rispondendo alle domande di Winfried Didzoleit e Dirk Koch – Ora tutto ciò non basta più. L’allargamento dell’Unione costituisce la nuova grande riunificazione, la riunificazione dell’Europa”.

I giornali spagnoli riflettono sul conflitto israelo-palestinese. ABC del 11/02 ritiene che “ qualcosa si muova” a causa della perdita degli appoggi nazionali ed internazionali di Sharon: “ tutto fa pensare che, finita la fase della mano pesante, si imporrà un atteggiamento più aperto al dialogo“. La stampa spagnola raccoglie voci israeliane contrarie alla posizione ufficiale. Su El Pais del 11/02, Jeff Halper, coordinatore del Comitato israeliano contro la demolizione degli alloggi ribadisce che “ se l’attuale campagna di repressione avesse successo, dietro l’occupazione vi sarebbe la creazione di un mini-stato palestinese, cioè un’occupazione… Sono giorni decisivi da pensare: una pace giusta basata su due Stati vitali e sovrani, o la nascita di un ‘homeland’ palestinese sotto controllo israeliano, cioè, un nuovo apartheid.
La lotta contro il terrorismo non deve colpire i diritti dei rifugiati”, è il parere di Lluis Magriñà, direttore del Servizio dei gesuiti per i rifugiati, sulla rivista “ Servir“. Dall’11 settembre, osserva Magriñà, “ alcuni alti funzionari di governi occidentali hanno fatto dichiarazioni che stigmatizzano i richiedenti asilo político come potenziali terroristi” e “ con l’argomento degli attacchi terroristici, cercano di giustificare le limitazioni che propone la loro legislazione“. “ Qualunque risposta al terrorismo – replica – deve garantire il rispetto dei diritti di tutti ed implica una riflessione sulle profonde radici dell’ingiustizia.”