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” “Un rapporto della Caritas mette in luce ” “i "mille volti" ” “della povertà, anche ” “nei paesi più ricchi” “
L’Europa sembra ricca, in realtà è povera, perché convivono, all’interno di uno stesso Paese o tra diversi Paesi, situazioni di profonde disuguaglianze e carenze nelle politiche sociali governative. L’Italia, tra gli Stati membri dell’Unione europea, è il Paese con la più alta percentuale di poveri (14,2%). “Nonostante le diversità tra i Paesi, l’esistenza della povertà cronica è un comune denominatore, che tende ad aumentare negli ultimi anni”. E’ quanto emerge dal 1° Rapporto sulla povertà in Europa elaborato da Caritas Europa (l’organismo che riunisce le Caritas nazionali di 43 Paesi) pubblicato ufficialmente l’8 febbraio. E’ la prima iniziativa del genere a livello europeo ed è stato stilata con statistiche aggiornate della Banca Mondiale e dati esclusivi forniti dalle singole Caritas nazionali. Il rapporto di Caritas Europa verrà inviato a tutte le Istituzioni europee (Parlamento, Commissione, Consiglio dell’Unione, Consiglio d’Europa ed Ecosoc), ai singoli governi e a tutte le Caritas nazionali, che lo distribuiranno alle rispettive Caritas diocesane e parrocchiali. Ma soprattutto servirà da base di documentazione e partenza per un’azione di pressione politica in tutti i Paesi dell’Unione e nei Paesi candidati. La prima tappa di questa azione sarà l’invio di un delegato al Consiglio europeo di Barcellona (15 marzo 2002) che sarà centrato proprio sul tema dell’occupazione e della formazione. Sulla base di quanto emerso al Consiglio, Caritas Europa stilerà un documento politico da indirizzare alle Istituzioni europee e ai Governi, fornendo pareri e indicazioni sui temi inerenti la lotta alla povertà. A marzo 2002, inoltre, partirà anche il primo progetto di azione a livello europeo ideato dalla Caritas diocesana di Colonia e finanziato dalla Commissione europea. Sarà realizzato con le Caritas di Germania, Francia, Gran Bretagna, Italia, Austria e Belgio e mirato al reinserimento lavorativo dei disoccupati più anziani. Caritas Europa ha intenzione di pubblicare ogni anno un’edizione aggiornata del Rapporto. Eccone una sintesi.
Il volto della povertà in Europa. “Il rapporto vuole mostrare il volto della povertà in Europa ha detto Bruno Kapfer, segretario generale di Caritas Europa, durante una conferenza stampa che si è svolta nei giorni scorsi a Bruxelles e avviare una discussione su come attuare delle politiche sociali efficaci per aiutare le fasce più deboli della popolazione. Non solo negli stati membri dell’Ue, ma anche nei Paesi candidati e in quelli che non hanno chiesto l’ingresso”. Come indicatori sono stati presi in considerazione tra l’altro, gli investimenti dei governi su salute, istruzione e livelli di assistenza sociale. “Anche nei Paesi Ue ha detto al Sir Francesca Vencato, responsabile delle politiche sociali di Caritas Europa è sorprendente la mancanza di protezione sociale a favore delle categorie più deboli. Nei Paesi dell’Est non candidati c’è poi il deserto totale di assistenza sociale”. Per questo il Rapporto invita ad una “maggiore solidarietà finanziaria tra i Paesi membri dell’Unione, i Paesi candidati e non” e ad attuare politiche sociali a favore dell’occupazione, nella sanità e nell’educazione, con sussidi e agevolazioni per le famiglie in difficoltà, i genitori soli, gli anziani, gli immigrati.
Italia, la più povera tra i Paesi ricchi. Tra i Paesi ricchi l’Italia ha la più alta percentuale di popolazione che vive in povertà (14,2%), seguita dalla Gran Bretagna (13,4%). Belgio e Finlandia hanno invece la percentuale più bassa (entrambi 5,2%). Tra i Paesi non candidati è la Federazione russa ad avere il primato più negativo (20,1%). Tra i Paesi in assoluto a più basso reddito figurano Armenia, Georgia, Moldavia e Ucraina.
Ingiusta distribuzione delle risorse. Una iniqua distribuzione delle risorse viene constatata soprattutto in Gran Bretagna, dove il 20% dei ricchi detiene il 43% delle risorse, mentre il 20% della popolazione povera si deve accontentare di condividere il 6,6%. La Gran Bretagna è meno equa anche di Bielorussia, Croazia e Ucraina.
La “femminilizzazione” della povertà è un altro elemento messo in rilievo dal Rapporto. Nei Paesi Ue le donne guadagnano il 51,8% degli stipendi degli uomini. Il dislivello meno elevato è in Gran Bretagna (71,5% dei redditi maschili), il più alto è a Malta (27.7%).
La disoccupazione di lungo periodo (più di dodici mesi) è presente maggiormente in Spagna (8,1% della forza lavoro), pochissimo in Norvegia (0,2% della forza lavoro). La disoccupazione porta poi altre conseguenze negative, come l’uso di droghe o di sostanze alcoliche, in aumento soprattutto in Norvegia, Slovacchia, Polonia.
I “ working poor”. In molti Paesi le nuove povertà sono oggi costituite dai “lavoratori poveri” ( working poor) come medici e insegnanti statali, che guadagnano stipendi molto bassi. In Francia, ad esempio, ci sono 1.820.000 “working poor”, di cui 270.000 con posto di lavoro fisso.
La spesa dei governi nell’educazione è del 5,6% del Pil nei Paesi ricchi, 5,1% nei Paesi candidati e 5,4% nei Paesi non candidati. Investono di più in educazione la Svezia e la Danimarca (rispettivamente 8,3% e 8,1%), meno di tutti la Grecia (3,1%).
Lo sviluppo tecnologico vede grandi differenze tra Paesi dell’Ue e non candidati: nel primo gruppo vi è una media di 297 computer ogni mille persone, nell’altro solo 22,8. Svizzera, Svezia, Norvegia e Irlanda hanno addirittura 400 computer ogni mille persone, in Moldavia solo 8.
Mortalità infantile e aspettativa di vita sono altri indicatori presi in considerazione dal Rapporto. In Belgio, Grecia, Irlanda, Italia, Spagna e Gran Bretagna la mortalità infantile è di 6 ogni mille nascite. In Turchia e Albania rispettivamente 40 e 29 ogni mille nati. L’aspettativa di vita è più alta in Svezia (79,3 anni) e più bassa nella Federazione russa (66,1) e in Moldavia (66,6).
La povertà dei genitori soli. In 14 Paesi europei (tra cui Austria, Francia, Germania, Gran Bretagna) viene evidenziato il fenomeno della povertà dei genitori soli, in particolare le donne. In Austria il 47% dei genitori soli senza occupazione vive in condizioni di “povertà cronica”. Ciò è dato anche dalla mancanza di sussidi e agevolazioni da parte dei governi.
Gli anziani. In 17 Paesi (tra cui l’Italia) la fascia più povera della società è costituita dagli anziani, causa pensioni troppo basse. In Bulgaria la pensione sociale è di 40 euro al mese mentre il costo della vita è il doppio. In Ucraina, invece, il 30% degli anziani è sotto la soglia di povertà e non ha diritto all’assistenza sanitaria gratuita. Qui la pensione media è di 12 euro al mese.
Immigrati, rifugiati e Rom. Il Rapporto classifica gli immigrati tra le categorie più povere, vittime spesso di “inaccettabili forme di razzismo e xenofobia”. E denuncia, per i richiedenti asilo politico, la necessità di doversi confrontare con “un sistema ostile e altamente burocratico” che rende difficile ottenere lo status di rifugiato. In Europa il movimento dei profughi riguarda soprattutto le zone della ex-Jugoslavia: tra i tanti, vi sono 625.800 bosniaci sparsi in 40 Paesi. Un’attenzione particolare viene dedicata alla popolazione Rom: sono infatti 8 milioni i nomadi in Europa, di cui la maggioranza vive in Romania (tra 1,8 e 2,5 milioni) e in Bulgaria (700-800.000). Caritas Europa ha anche istituito un gruppo di lavoro su questo tema.
Patrizia Caiffa