unione europea" "

Aperti ad Oriente” “

” “La meta da raggiungere è un’Europa che torni a respirare con i suoi due polmoni, un’Europa che sappia presentarsi come una "famiglia di nazioni", ha detto ” “il card. Martini


“L’Europa oggi è caratterizzata da una certa ambivalenza, per la presenza, nei medesimi fenomeni, di elementi di speranza e di preoccupazione”. È a partire da questa considerazione che il cardinale Carlo Maria Martini ha svolto la sua relazione al Convegno “Europa spazio aperto”, promosso a Milano, il 28 gennaio, dall’Università Bocconi per il centenario della fondazione dell’Ateneo.
“Il fenomeno di transizione politico-istituzionale, l’allargarsi dei flussi migratori dall’Est d’Europa, la globalizzazione e l’accelerazione del processo di integrazione, rimandano ad un profondo anelito di libertà e, d’altra parte, non mancano risorgenti spinte verso nuove forme di nazionalismi o di frammentazione”, ha spiegato Martini. Per l’arcivescovo di Milano “la meta da raggiungere è un’Europa intera, che torni a respirare con i suoi due polmoni, quello della spiritualità e cultura orientale e occidentale; un’Europa che sappia presentarsi come una ‘famiglia di nazioni’, aperta agli altri Continenti, una ‘casa comune’, artefice ed esploratrice di pace, capace di forme di intelligente e matura apertura, accoglienza e ospitalità”.
Un ruolo quanto mai urgente, secondo il cardinale che in proposito ha ricordato: “Nella lotta contro il terrorismo, così come di fronte al sempre più tragico conflitto in Medio Oriente, l’Europa non può rimanere assente, o in una posizione supinamente gregaria ma, insieme con l’intera comunità internazionale, deve prendere l’iniziativa e farsi parte attiva”. È da qui, secondo Martini, che nasce la “principale sfida culturale per l’Europa, quella di ripensare l’idea stessa di nazione, distinguendo adeguatamente tra nazionalismo e patriottismo e superando l’immediata identificazione tra Stato e nazione per realizzare una convivialità di culture e di persone”.
E proprio sulle ragioni-cardine di un’Europa “che vivrà nel 2002 un anno magico”, si è soffermato il presidente della Commissione europea, Romano Prodi. “Vogliamo un’Europa – ha detto – che sia il posto al mondo dove la vita è meno dura per tutti, specie per i più deboli per questo si tratta di non far crescere in modo selvaggio le differenze di reddito. Competitività e protezione sociale non si elidono a vicenda, ma se la rincorsa è solo a smantellare il welfare e a distruggere l’ambiente, il nostro modello rimarrà astratto”. Affrontando la questione dell’allargamento dell’UE, “che corrisponde ai profondi istinti della popolazione europea”, Prodi ha evidenziato che “questo è ciò che la storia chiede oggi all’Europa”. “Nessuno è escluso dalla costruzione dell’Europa – ha concluso Prodi – tanto meno si può immaginare che lo sia il contributo delle religioni e delle Chiese, infatti, esplicitamente identificate dalla Commissione quali partners del processo di integrazione. Quando i pionieri americani andavano a Ovest trovavano l’Iowa e le Montagne Rocciose, noi abbiamo Praga e Varsavia: civiltà e storie splendide di cui non si può non tenere conto”.