” “Le istituzioni ” “comunitarie non si sono mai compiutamente” “occupate dell’eutanasia. Il Consiglio d’Europa ” “si è invece dichiarato contrario” “” “” “
L’ Unione Europea non ha ancora affrontato compiutamente il tema dell’eutanasia. Il Parlamento Europeo, ad esempio, si è inizialmente occupato della questione attraverso una Relazione ed una Risoluzione adottate nel 1991 su proposta della Commissione ambiente, sanità e consumatori, dal titolo “Assistenza ai pazienti terminali”. Senza mai parlare esplicitamente di eutanasia, il testo auspicava la promozione ed il miglioramento delle “cure palliative”, ed affermava che “mancando qualsiasi terapia curativa e dopo il fallimento delle cure palliative correttamente impartite sul piano tanto psicologico quanto medico e ogni qualvolta un malato pienamente cosciente chieda, in modo insistente e continuo, che sia fatta cessare un’esistenza priva per lui di qualsiasi dignità e un collegio di medici, costituito all’uopo, constati l’impossibilità di dispensare nuove cure specifiche, detta richiesta deve essere soddisfatta senza che, in tal modo, sia pregiudicato il rispetto della vita umana”. Inoltre, le Risoluzioni annuali del PE sul rispetto dei diritti dell’uomo nell’Unione Europea fanno spesso riferimento all’eutanasia, senza tuttavia occuparsi specificamente della questione. In particolare, la Risoluzione del 1995 (GUCE C 320, 28/10/1996) afferma che “il diritto alla vita implica il diritto alle cure sanitarie ed esige il divieto dell’eutanasia”. Ma, se si escludono tali documenti, un vero dibattito in seno alle Istituzioni comunitarie non ha mai avuto luogo. Lo stesso “Gruppo europeo per l’etica delle scienze e delle nuove tecnologie”, insediato presso la Commissione, non ha mai affrontato direttamente l’argomento.
Il Consiglio d’Europa ha dal suo canto dibattuto la questione in maniera più approfondita. Nel 1999, ha approvato una Risoluzione per mantenere il divieto assoluto di eutanasia. In seguito all’approvazione nell’aprile del 2001 della legge olandese sull’eutanasia, la Commissione per gli affari sociali, la salute e la famiglia del Consiglio d’Europa ha affermato chiaramente che “il riconoscimento del diritto alla morte rivendicato da numerose associazioni in Europa non costituisce una risposta appropriata alle aspirazioni dei malati incurabili o terminali”. Nel documento si fa riferimento anche all’articolo 2 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo, che vieta espressamente la possibilità di “dare la morte volontariamente”.
L’eutanasia nel mondo. Australia: il Territorio del Nord ha approvato una legge nel 1995 che permette l’eutanasia attiva, sotto stretto controllo, e previo il soddisfacimento di certi requisiti. Tale legge è stata dichiarata decaduta dal Senato nel 1997. Colombia: una sentenza della Corte Costituzionale del 1997 ha legalizzato l’eutanasia per i malati terminali che hanno espresso il loro consenso. Canada: il suicidio è legale, non il suicidio assistito medicalmente. Giappone: la “dolce morte” è permessa a quattro condizioni: dolore fisico insopportabile, morte inevitabile ed imminente, esaurimento della terapia antidolorifica, volontà del paziente di abbreviare la vita. Oregon (USA): è l’unico Stato americano che dal 1994 consente per legge la prescrizione di farmaci letali ai malati terminali. Olanda: la nota legge del 2001 fa dell’Olanda il primo Paese al mondo dove eutanasia e suicidio assistito sono legali, pur all’interno di un quadro regolamentare particolarmente lungo che implica la valutazione di diverse commissioni di controllo. Belgio: esiste attualmente una proposta di legge, già approvata dal Senato, simile alla normativa in vigore in Olanda. Catalogna ed Estremadura (Spagna): è in atto un processo di regolamentazione dell’eutanasia passiva, il cui punto chiave risiede nella dichiarazione del paziente di non volersi sottoporre ad accanimento terapeutico.