irlanda del nord" "

Muri e fili spinati” “

” “Proseguono gli attacchi alle scuole cattoliche e si diffonde un clima da "stato di assedio"” “” “” “


Attacchi alle scuole, è l’ennesima violenza offerta dal conflitto nordirlandese. Dopo la scuola elementare di “Holy Cross” colpita dagli abitanti protestanti della zona già dalla scorsa estate adesso è la volta degli istituti cattolici di “St. Bride’s” a Belfast e di “St. Patrick” a Lisburne presi di mira dalle frange più estremiste della popolazione protestante, con bombe incendiarie. Le scuole restano aperte ma alunni e insegnati arrivano in classe terrorizzati.

“Studenti e lavoratori vittime dell’odio”.
“Queste minacce contro gli insegnanti sono ripugnanti e odiose”, afferma padre John Mc Manus, portavoce della diocesi di Down e Connor dove si trovano gli istituti. “E’ triste pensare che essi siano diventati oggi obbiettivi legittimi di gruppi settari. Nelle nostre scuole in tutti questi anni abbiamo insegnato la buona novella di pace, riconciliazione e perdono del cristianesimo e i nostri alunni sono stati incoraggiati a capire persone che appartengono a religioni diverse e ad avvicinarle con tolleranza”. Al contrario, “i responsabili degli attacchi colpiscono per puro odio”, conclude padre McManus. Una violenza cieca incurante dei più elementari diritti quella che avvolge Belfast in questi giorni, come ha ricordato il vescovo della diocesi di Down e Connor, mons. Patrick Walsh, al funerale di Danny McColgan, il postino cattolico appena ventenne, massacrato dai terroristi. “L’omicidio di Daniel”, ha spiegato mons. Walsh “ha violato tre diritti fondamentali: quello al lavoro, questo lavoratore è stato ucciso da terroristi che con il loro gesto hanno detto: ‘non hai nessun diritto di lavorare come postino, perché sei cattolico’. Secondo il diritto a praticare la propria religione. Daniel è stato ucciso per il fatto che era cattolico; terzo il diritto alla vita, quello fondamentale, la roccia sulla quale la civiltà è costruita”. Un omicidio che ha suscitato la reazione di molte componenti del mondo del lavoro. Uno sciopero è stato organizzato per il 18 gennaio dal Congresso irlandese dei sindacati (Irish Congress of Trade Unions) e molti lavoratori hanno osservato due minuti di silenzio il mezzogiorno di martedì 15 gennaio per ricordare Mc Colgan e gli altri lavoratori uccisi da quando, a partire dagli anni sessanta, il conflitto nordirlandese si è riacceso.

Una divisione radicata nei più poveri. Secondo uno studio condotto all’università dell’Ulster dal geografo Peter Shirlow lo stato di segregazione tra la comunità cattolica e quella protestante è aumentato a partire dall’accordo del Venerdì Santo nonostante siano stati firmati più di un “cessate il fuoco” a partire dal 1994. Benché in molte cittadine e paesi del nord Irlanda, così come nelle zone più ricche delle diverse città, la violenza settaria del conflitto sia ormai rara, nelle zone più povere di Belfast muri e fili spinati sono ancora necessari per proteggere le due comunità dalle violenze reciproche. Durante la stagione delle marce, la scorsa estate, la violenza si è aggravata, dopo che la “Parades Commission”, la commissione che decide i percorsi delle parate protestanti e di quelle cattoliche, ha impedito agli Orangisti di attraversare aree cattoliche come accadeva da secoli. I protestanti si sentirebbero in uno stadio di assedio, ad avviso di Shirlow, perché stanno perdendo alcuni privilegi politici. I recenti attacchi, nella zona settentrionale e occidentale di Belfast, sono la reazione delle frange più estremiste ai progressi del processo di pace.