Germania: ” “una testimonianza comune ” “

Cattolici e luterani sono chiamati a dialogare per dare un’anima alla nuova Europa, afferma il presidente della Commissione ” “ecumenica dei ” “vescovi tedeschi” “


Giunta al termine di un lungo dibattito interno alla confessioni luterane e bilateralmente con la Chiesa cattolica, la dichiarazione congiunta sulla dottrina della giustificazione, firmata ad Augusta il 31 ottobre 1999, rappresenta non soltanto la risoluzione della maggiore controversia teologica a monte della Riforma Luterana del XVI secolo, ma ratifica anche il cammino comune compiuto dalle diverse confessioni. Alla vigilia della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani (18-25 gennaio), il Sir ha intervistato mons. Paul Werner Scheele , vescovo di Wuerzburg, e presidente della Commissione ecumenica della Conferenza episcopale tedesca.
In Germania dopo la riunificazione anche il rapporto numerico tra i cattolici e gli evangelici è mutato. Attualmente e su una popolazione totale di oltre 82 milioni di abitanti i protestanti sono 30.420.000 e i cattolici 28.700.000. Va ricordato che quasi il 20% della popolazione si dichiara agnostico, mentre il 4,4% è rappresentato dai musulmani, in gran parte di nazionalità turca.

Quale importanza riveste oggi il dialogo ecumenico?
“Oggi come ieri il dialogo ecumenico è necessario. Rientra nei doveri elementari dei cristiani. Con il Papa, anche noi affermiamo che il dialogo ha un suo posto nell’impegno di santità delle Chiese. Si tratta perciò di un dialogo che santifica”.
A due anni dalla dichiarazione congiunta sulla dottrina della giustificazione come sono i rapporti tra cattolici ed evangelici?
“La dichiarazione comune ha evidenziato quanto cattolici e luterani siano reciprocamente legati, sottolineando la crescita nell’unità in Cristo. Nello stesso tempo la dichiarazione è un contributo alla comune testimonianza che noi cristiani dobbiamo al mondo. Questa responsabilità comune del resto si è inverata attraverso numerosi pronunciamenti su questioni di vita e di fede. Oggi per molti è evidente che la dichiarazione congiunta produrrà ulteriori conseguenze che si distingueranno col tempo”.
Qual è il contributo che le Chiese possono dare all’Europa?
“In relazione all’Europa tutti i cristiani sono chiamati in causa. Da loro dipende quale spirito ispirerà e muoverà questo Continente in via di edificazione. Un passo importante verso un impegno comune in ambito europeo è la Carta ecumenica elaborata da Kek e Ccee e promulgata lo scorso aprile a Strasburgo. In Germania si stanno attuando diverse iniziative che intendono servire all’applicazione pratica della Carta”.
Dopo i tragici fatti dell’11 settembre c’è anche in Germania un clima di maggior solidarietà e collaborazione tra i diversi credenti?
“Quello che è accaduto ha colpito molti cristiani. All’epoca si sono tenuti molti incontri e servizi ecumenici. In tutti è cresciuta la consapevolezza che noi cristiani abbiamo il compito, secondo la lettera di Pietro, ‘di dar conto della speranza che è i noi’ e collaborare così a superare le angosce e aprire una prospettiva futura positiva”.
Sui temi della bioetica, ci sono delle posizioni comuni tra le Chiese?
“Ci troviamo in pieno dibattito, quindi vengono fuori più che altro le differenti posizioni. Come tra gli scienziati anche tra i credenti si registrano voci numerose e in contrasto tra di loro. Nello stesso tempo però si sta formando tra le chiese un consenso di base sul fatto che l’essere umano debba essere protetto fin dal primo istante della sua esistenza”.
Quali sono i preparativi in Germania in vista della Settima per l’unità?
“Le celebrazioni della ‘Settimana’ vanno riunendo di anno in anno un buon numero di fedeli. Sia sul piano nazionale che a livello locale la loro preparazione costituisce una buona possibilità per avvicinarsi reciprocamente. Quest’anno in particolare ci soffermeremo sul tema della pace e del rapporto tra le religioni.”
Patrizia Collesi