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I due "polmoni" dell’Europa” “

” “Il ruolo delle Chiese dell’Est e dell’Ovest nel processo di costruzione dell’identità del ” “continente, ribadito dal presidente dei vescovi europei e dal ” “patriarca di Mosca” “” “” “” “

In visita a Mosca e in Armenia, nei giorni scorsi (cfr. Sir Europa n.1/2002), il presidente della Commissione degli episcopati della comunità europea (Comece), mons. Josef Homeyer , vescovo di Hildsheim (Germania), ha incontrato il Patriarca di Mosca Alessio II e il Catholicos di tutti gli armeni, Karekin II. Mons. Homeyer ha proposto “un contributo comune, delle Chiese ortodosse, delle Chiese orientali e delle Chiese della riforma ad un’etica sociale cristiana per lo sviluppo politico dell’Europa”. Lo abbiamo intervistato.

Come si è svolto l’incontro con il Patriarca di Mosca?
“E’ stato un incontro molto cordiale e fraterno. Abbiamo parlato del fatto che il processo di globalizzazione è visto da molte persone come una minaccia per la propria identità culturale e le proprie tradizioni. Specialmente in Russia, la globalizzazione viene vista come una manifestazione dell’influenza occidentale. Ci siamo trovati d’accordo nel rilevare la necessità, per le Chiese cristiane, di sforzarsi a promuovere una più viva etica sociale per affrontare le sfide poste dalla globalizzazione, sia a livello locale che a livello mondiale. Crediamo che la globalizzazione non dovrebbe rappresentare ricchezza per pochi ma giustizia per tutti. Ci siamo anche trovati concordi sul fatto che ciascuna delle diverse tradizioni cristiane, così come le comunità ebraiche e islamiche, possono offrire un valido contributo in questo ambito. Abbiamo persino discusso la possibilità di proporre una conferenza per affrontare questi temi, coinvolgendo tutte le principali confessioni cristiane: cattolica, ortodossa, orientale e chiese della riforma”.
Qual è la situazione della Chiesa e del dialogo ecumenico in Armenia, dopo la visita del Papa?
“Karekin II, il Catholicos della Chiesa apostolica armena, ci ha ricevuti con grande affetto. Abbiamo avuto così l’opportunità di conoscere da vicino la ricchezza della spiritualità e della tradizione di questa Chiesa, che è davvero molto viva. Abbiamo potuto anche comprendere l’importanza che essa riveste nella vita degli armeni, per i quali la fede ha un ruolo centrale. Queste Chiese ‘pre-calcedoniane’, con la loro ricchezza di tradizione teologica e spirituale, meritano la nostra attenzione e possono contribuire a comprendere il nostro stesso patrimonio teologico e spirituale. C’è anche una piccola comunità cattolica nell’Armenia occidentale: le relazioni tra la Chiesa apostolica armena e la Chiesa cattolica stanno migliorando negli ultimi anni, come ha dimostrato l’invito rivolto a Giovanni Paolo II a visitare il paese in occasione del 1700° anniversario della conversione al cristianesimo, nel settembre scorso”.
A suo avviso, quale dovrebbe essere il ruolo dell’Unione europea nel promuovere il dialogo e le relazioni con la Russia e l’Europa orientale?
“L’imminente allargamento dell’Unione europea rende essenziale promuovere il dialogo e gli scambi con la Russia e i Paesi dell’Europa centro-orientale. Questo dialogo non dovrebbe rimanere solo a livello dei governi ma dovrebbe coinvolgere tutta la società, comprese le Chiese. L’Unione europea dovrebbe promuovere questo dialogo attraverso scambi tra studenti, giornalisti ed esponenti della società civile. Come Chiese, dovremmo assumerci la responsabilità di impegnarci direttamente in questo dialogo e promuovere iniziative per approfondire la conoscenza tra l’Est e l’Ovest. Credo che l’incontro diretto con le nostre Chiese sorelle e le tradizioni ortodosse e orientali sia un contributo di eccezionale importanza alla costruzione di una comune identità europea. E’ solo ascoltando i nostri fratelli cristiani e i nostri fratelli europei che possiamo comprendere pienamente noi stessi e il valore di questo progetto comune di un’Europa unita”.
Parlando al corpo diplomatico, lo scorso 10 gennaio, il Papa ha deplorato la “marginalizzazione delle religioni” nel processo di riforma dell’Unione europea. Cosa possono fare le Chiese per reagire a questa situazione?
“Il Santo Padre ha avuto parole di apprezzamento per l’Unione europea nel discorso rivolto al corpo diplomatico. Ha espresso particolare soddisfazione per l’introduzione della moneta unica, che ha descritto come un passo decisivo nella storia europea. Ha anche affermato che l’allargamento dovrebbe continuare ad essere considerato una priorità. Riguardo alla Convenzione voluta del Consiglio europeo di Laeken, che comincerà a lavorare il prossimo 28 febbraio, il Papa ha rilevato quanto sia ‘fondamentale che siano sempre meglio esplicitati gli obiettivi di questa costruzione europea e i valori sui quali essa deve basarsi’. Circa le osservazioni del Santo Padre in merito alla ‘marginalizzazione delle religioni’, è indiscutibile che noi viviamo in un’epoca nella quale la religione è vista sempre più come un affare privato e il contributo delle religioni e delle istituzioni religiose al bene della società è sempre più misconosciuto dai leader politici. Tuttavia, fa piacere rilevare che nel Libro Bianco sulla Governance, pubblicato lo scorso anno, la Commissione europea riconosce ‘il particolare contributo’ offerto dalle Chiese e dalle confessioni religiose alla società. E, sebbene la dichiarazione di Laeken non menzioni esplicitamente le comunità dei credenti, così come ha rilevato il Papa, essa neppure le esclude. Certo, preferiremmo che venissero chiaramente riconosciute, ma teniamo presente che ci sono anche molti cittadini europei che vorrebbero che fossero esplicitamente escluse. A questo riguardo, il Papa ha detto qualcosa di molto importante: ‘Riconoscere un fatto storico innegabile non significa affatto disconoscere l’esigenza moderna di una giusta laicità degli Stati, e dunque dell’Europa!’ Come rappresentanti delle Chiese e delle comunità dei credenti, non chiediamo alcun privilegio straordinario, ma solo che venga riconosciuta la specificità del nostro essenziale contributo alla società”.