Uscire dai recinti” “

In che misura il dialogo ecumenico può ” “alimentare e arricchire il dialogo tra credenti ” “e non credenti? Rispondono il vescovo Paglia e il presidente portoghese Soares” “” “” “

Oltre al dialogo ecumenico e interreligioso, in Europa è vivace il confronto e il dibattito tra credenti e non credenti. Sono numerose le esperienze in questo campo: abbiamo raccolto quella di mons. Vincenzo Paglia, vescovo di Terni-Narni-Amelia, e di Mario Soares , che si dichiara ateo, ex-presidente del Portogallo e presidente della Fondazione a lui intitolata per lo studio delle scienze politiche e della storia contemporanea.

Mons. Paglia, quali sono le origini del dialogo tra credenti e non credenti?
“I primi tentativi di dialogo risalgono agli anni ’50, quando cristiani e marxisti si incontravano per cercare un contatto sul baratro che divideva il mondo in due. Ma era un confronto più tra due ‘religioni’ che tra due culture. Il Concilio Vaticano II e Paolo VI, oltre al dialogo con le confessioni cristiane e le altre grandi religioni mondiali, aprirono la Chiesa all’incontro con la modernità, trovando nel mondo laico una sponda attenta. Si trattava di un incontro tra due tradizioni culturali che si ritrovavano nella comune radice ebraico-cristiana”.
In particolare, quali sono i punti d’incontro?
“Il dialogo ha rappresentato un’opportunità per accomunare laici e credenti nella comune battaglia per la pace, la giustizia, la difesa dell’uomo. Partendo dall’ispirazione di Giovanni XXIII – ‘cercare anzitutto quel che unisce e mettere da parte ciò che divide’ – si trova un metodo per entrare in relazione che non sopprime le differenze ma fa evitare lo scontro”.
In quali Paesi europei è più vivace questo dibattito?
“Il confronto ha avuto molti risvolti positivi soprattutto in Francia (dove la posta in gioco è la scelta tra materialismo e spiritualità) e in Italia, dove il dibattito rischia di restringersi nelle maglie della politica: invece occorre sottolineare l’aspetto spirituale – ritrovarsi insieme davanti al mistero – attenti alla dimensione etica ed esistenziale”.
In quale prospettiva?
“Sia credenti che laici devono andare in profondità per affrontare i problemi della globalizzazione e le sfide epocali su diritti umani e ambiente, ad esempio. Se credenti e laici hanno la tentazione di restare chiusi nei propri recinti, ora è chiesto loro di uscire da tali recinti per combattere superstizioni e idolatrie, sincretismi ingannatori e devastanti fondamentalismi”.
Anche il dialogo ecumenico è chiamato in causa?
“L’ecumenismo non è solo un settore della pastorale ma deve coinvolgerne tutti gli aspetti; ormai si impone la conoscenza delle altre confessioni e la sensibilizzazione dell’opinione pubblica al grande patrimonio comune che ci unisce; purtroppo in alcune città si respira un clima contrario. Occorre sollecitare i rapporti con le Chiese sorelle: oltre agli incontri e alle preghiere in comune, tra le preoccupazioni di un vescovo deve esserci anche quella di accogliere tutti i cristiani e dare loro i luoghi di culto”.
Presidente Soares, in quali ambiti dialoga con i cattolici?
“In Portogallo la maggioranza della popolazione è cattolica, con una presenza forte del Terz’Ordine francescano. Personalmente sono impegnato in diverse iniziative, ad esempio nel processo di pace in Mozambico, ex colonia portoghese. Oggi sono necessari sia lo sviluppo della cultura che la pedagogia della pace, promossa da molti gruppi cattolici; anche se non sono credente sostengo questo lavoro perché la pace è un valore supremo, come la giustizia e lo sviluppo”.
Come continuare questo cammino insieme?
“Proseguendo nella collaborazione per la giustizia sociale e lo sviluppo, dall’Angola (devastata da un conflitto trentennale) a Timor Est, ad esempio. Paolo VI diceva che lo sviluppo ‘è il nome della libertà nel nostro secolo’. Nel mondo attuale, immerso nella globalizzazione – che accentua le differenze sociali e ha molti aspetti controversi – la ricchezza è concentrata in poche mani, mentre la povertà è diffusa anche nei Paesi ricchi: occorre impegnarsi tutti insieme per sconfiggerla”.
Laura Badaracchi