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Le Chiese in Europa. Nel corso dei secoli, la cultura europea è stata segnata dal cristianesimo. La divisione all’interno della Chiesa nell’XI secolo tra cristiani d’Occidente e cristiani d’Oriente dell’Est Europa, come pure la separazione avvenuta nel XVI secolo tra la Chiesa cattolica romana e le Chiese potestanti hanno avuto origini teologiche, etiche e culturali. Ne è risultata, nelle varie aree del continente, una situazione ecclesiale segnata da profonde diversità, dove le Chiese che risultano assolutamente maggioritarie in uno Stato, in altri sono in stretta minoranza. Il movimento ecumenico che si fa risalire al 1740, fa in modo che tutte “le Chiese d’Europa sentano la responsabilità di rendere possibile un rinnovamento della storia per avanzare verso una progressiva comunione”. Da questa esigenza sono scaturiti numerosi incontri e dialoghi tra le Chiese. Nella quasi totalità dei Paesi d’Europa esistono dei Consigli nazionali delle Chiese e sempre più numerosi sono i centri confessionali misti dove “viene vissuta soprattutto una esperienza spirituale che incoraggia il movimento ecumenico”.
I nuovi impegni. Nel tracciare il volto dell’ecumenismo in Europa, le Chiese delineano anche i nuovi impegni da affrontare. “L’Europa si legge in una scheda redatta in occasione della Settimana di preghiera per l’unità – deve affrontare compiti importanti che hanno bisogno di un’azione più ardita per la riconciliazione”. Il primo impegno è quello dei rapporti tra i paesi dell’Est e dell’Ovest. “Dal 1989 scrivono le Chiese – la crisi politica che l’Europa ha conosciuto, ha aperto una nuova tappa nelle relazioni tra le Chiese dell’Est e quelle dell’Ovest. Il fatto che le Chiese abbiano vissuto contemporaneamente storie diverse, ha portato a un disconoscimento, a un’incomprensione e a una sfiducia su tutti i fronti”. Altro piano di lavoro comune è favorire “una vita comunitaria nella diversità delle culture, dei popoli e delle religioni, in modo particolare nell’incontro con l’Islam”. Si aprono poi “gli importanti problemi circa i diritti dell’uomo a seguito delle scoperte genetiche, come la clonazione fino ai nuovi problemi inerenti la costituzione dell’unità familiare, dell’ambiente, ecc. La costituzione dell’Unione Europea – scrivono le Chiese – esige la vigilante presenza delle Chiese, soprattutto per ciò che riguarda l’etica e la cultura”. Infine, la solidarietà con il resto del mondo: “Le Chiese devono vigilare affinché l’unità europea avvenga sempre nella prospettiva di un equo scambio con gli altri continenti del globo. Solo insieme le Chiese d’Europa potranno fronteggiare queste grandi sfide”.
Collaborazione tra il Kek e la Ccee. La Conferenza delle Chiese europee (Kek) coinvolge 126 chiese anglicane, protestanti, ortodosse e vetero-cattoliche. Il Consiglio delle Conferenze episcopali d’Europa (CCEE) riunisce le 34 conferenze episcopali del Continente. Kek e Ccee rappresentano, ciascuno per la propria parte, circa la metà dei cristiani d’Europa. La collaborazione tra i due organismi ha avuto il suo esordio nel 1971 ed ha portato a numerosi meeting: Basilea (1989 sul tema “Pace e Giustizia per tutta la creazione”); Graz (1997 sul tema “Riconciliazione, dono di Dio e fonte di vita nuova”); Strasburgo (Pasqua 2001 e firma della Charta Ecumenica per l’Europa).
Prospettive per l’avvenire. Le Chiese sollecitano le loro comunità a compiere “ulteriori passi verso l’unità visibile”, partendo da una spiritualità e cultura ecumenica “in grado di portare i fedeli senza sosta al cuore del Vangelo”. E’ una “cultura” si legge nella scheda per la Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani – che deve essere diffusa “all’intero popolo dei credenti”. Si tratta cioè di creare in Europa “un nuovo spazio ecumenico, in grado di accogliere le famiglie confessionali nella loro specificità”. Un tale spazio dovrà essere “affrancato da ostacoli legati alla storia, alla cultura, alla psicologia e alla legge, al fine di poter garantire un autentico dialogo teologico”. Se l’approfondimento del dialogo è importante, altrettanto necessario è “lo sviluppo di un ecumenismo che sia in grado di tradursi in vita pratica, con gesti d’amore, nell’incontro e nell’umile servizio, affinché ognuno possa divenire parte dei doni di tutti”.
M.C.B.