l'euro" "
"Per arrivare all’euro ci sono voluti quasi 50 anni; non dico che ce ne vorranno altrettanti ” “per un’unione politica effettiva ma sarebbe un grave errore cercare di accelerare i tempi", afferma Romano Prodi” “” “” “
Il 2002 ha salutato l’avvento dell’Euro e la scomparsa di dodici divise nazionali. Ma molte altre ancora sono le sfide che attendono l’Unione europea, a cominciare dalla riforma delle istituzioni europee e dall’allargamento dell’Unione, così come stabilito dal Consiglio europeo di Laeken, il 14 e 15 dicembre scorso. Apriamo il primo numero di Sir Europa dell’anno nuovo con un’intervista al presidente dell’Unione europea, Romano Prodi , che fa il punto sui primi passi dell’euro e sui prossimi appuntamenti che attendono l’Unione.
L’anno nuovo è segnato dall’avvento dell’Euro. Come saranno i prossimi mesi per i consumatori italiani? Sono giustificati i timori di aumenti e truffe?
“I timori di aumenti per arrotondamenti nel breve e medio periodo sono limitati, perché governi, banche centrali, associazioni dei consumatori e degli esercenti dei Paesi coinvolti sono mobilitati ad evitarle e perché la congiuntura economica negativa non aiuta chi vuole aumentare i prezzi. Dalle truffe occorre sempre guardarsi; chi ci proverà ci sarà senz’altro. Occorre fare attenzione ai resti, alle banconote, ai listini. Molta attenzione, al limite della pedanteria ed anche oltre. I prossimi mesi per i consumatori italiani saranno normali con un orgoglio ed una soddisfazione in più: avremo una moneta che potremo portare in tutto il mondo ed in tutto il mondo sarà riconosciuta, come il dollaro per gli americani”.
Condivide i giudizi critici sulla scarsa incisività politica dell’Europa?
“Per un cittadino tutto è Europa ed il suo simbolo più identificabile è la Commissione. Questo rende sempre più evidente quanta domanda di Europa ci sia e quanto le nostre strutture debbano divenire più efficienti. Questo è il mandato della Convenzione voluta dal Consiglio europeo di Laeken. L’obiettivo è quello di rendere le strutture decisionali più efficaci ed efficienti. Per quanto attiene le competenze della Commissione, le nostre risposte sono sempre state rapide ed efficienti. La politica estera è competenza del Consiglio, ossia emanazione diretta dei governi che in questo campo si devono muovere all’unanimità con il metodo cosiddetto intergovernativo. Finché resterà vigente quella norma si potranno verificare paralisi, come nel caso della scelta delle sedi delle agenzie europee. Passi di cessione di sovranità in campi delicati come la politica estera richiedono tempi lunghi e si fanno solo quando le opinioni pubbliche sono mature al salto. Ipotizzare scorciatoie è velleitario. Per arrivare all’euro ci sono voluti quasi 50 anni; non dico che ce ne vorranno altrettanti per un’unione politica effettiva ma sarebbe un grave errore cercare di accelerare i tempi, rischiando una crisi di rigetto”.
Lei si sta battendo per l’allargamento dell’Unione europea, in particolare verso i Paesi centro-orientali. Per quali motivi?
“Perché i cittadini di quei Paesi hanno diritto ad entrare nell’Unione in quanto europei. Perché l’Unione Europea produce pace e stabilità. Per noi è divenuto normale vivere in armonia con francesi, tedeschi e tutti gli altri ma fino al 1945 siamo passati attraverso quasi due millenni di guerre ed invasioni. Dalla nascita dell’Unione, conflitti sono avvenuti solo all’esterno di essa. L’allargamento è la prima, e forse ultima, opportunità che ci offre la storia per riunificare il continente pacificamente e nel consenso. Non possiamo perdere questa occasione di crescita, prosperità e pace per un misero calcolo di interessi di tasca; tra l’altro anche sbagliato”.
Molti affermano che l’11 settembre ha cambiato la vita di tutti noi. Ha cambiato anche l’attività e gli obiettivi dell’Unione europea?
“La reazione dell’Europa agli avvenimenti dell’11 settembre è stata immediata soprattutto in quelle materie dove è competente la Commissione. Erano oltre 18 mesi che cercavo di sbloccare il mandato di arresto europeo e avanzavo proposte per far decollare il coordinamento nella lotta al denaro sporco. Dopo l’11 settembre l’Unione ha approvato immediatamente i progetti che proprio in questi giorni stanno divenendo operativi insieme con un accresciuto coordinamento nello scambio di informazioni antiterrorismo tra Europa e Stati Uniti. Non posso dire che l’Europa sia cambiata per questo, perché l’Europa è sempre stata capace di risposte fulminee ed unitarie agli shock esterni. E’ quando le cose vanno bene che il meccanismo rallenta. Posso dire che l’11 settembre è stata un’ulteriore rivelazione della necessità per i nostri Paesi di collaborare sempre più strettamente di fronte alle sfide mondiali.
Se dovesse spiegare ad un bambino cosa significa essere cittadino europeo che parole sceglierebbe?
“Caro piccolo, sei cittadino di un Paese dove le libertà personali sono la cosa più importante e più difesa; significa che puoi vivere come vuoi, pensare come vuoi, sperare in un futuro felice secondo i tuoi sogni. Così come a te è permesso di vivere come vuoi, tu devi consentirlo agli altri anche se non sei d’accordo. Fino a che la propria libertà non ostacola quella altrui qui è assicurata tolleranza. Se mai un giorno nella tua vita sarai in difficoltà, potrai contare su strutture che si occupano di te perché non si abbandona nessuno nel momento del bisogno: questo principio noi lo chiamiamo solidarietà e difesa delle fasce deboli. Ma fai di tutto per potere crescere bene e studia, perché, se farai bene tu, potrai anche meglio aiutare gli altri. Vivere qui ed essere cittadino europeo ti comporta infatti degli obblighi: non puoi disinteressarti al mondo intorno a te. Se altri soffrono la fame, devi aiutarli; se altri soffrono la povertà, non puoi restare indifferente. Se la libertà nel mondo è minacciata e i prepotenti tormentano i deboli negandone i diritti, non puoi nascondere la tua testa sotto la sabbia. Sei un cittadino europeo ora e questi noi li chiamiamo i valori fondanti dell’essere europeo”.