Il dialogo tra cattolici e anglicani prosegue, nonostante le dimissioni dell’arcivescovo di Canterbury, Carey, che lascia la guida della Chiesa di Inghilterra. ” “Il parere di un teologo cattolico e di un ” “vescovo anglicano ” “” “” “
Realtà significativa quella di Inghilterra e del Galles per quanto riguarda il dialogo ecumenico. Qui sono presenti tutte le denominazioni delle chiese cristiane, oltre alla “Chiesa di Inghilterra” di Stato, quella metodista, i battisti e le chiese libere. Intanto l’Arcivescovo di Canterbury, George Carey, leader della “Chiesa di Inghilterra”, ha comunicato alla Regina l’intenzione di lasciare il proprio incarico alla fine del prossimo ottobre. La notizia, anticipata nelle scorse settimane, (cfr. Sir Europa n. 10 del 6 dicembre 2001) è stata diffusa l’8 gennaio. Carey ha compiuto 66 anni e si ritira con tre anni di anticipo rispetto alla naturale scadenza del suo incarico. In vista della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani (18-25 gennaio), facciamo il punto sulle conseguenze della decisione di Carey e sul dialogo tra i cristiani in Gran Bretagna con due autorevoli esponenti della Chiesa cattolica e anglicana: Michael Evans , teologo cattolico di Tunbridge Wells, centro del sud di Inghilterra, impegnato in campo ecumenico e Barry Rogerson , vescovo anglicano di Bristol e membro della Camera dei Lord. Rogerson ha presieduto gli incontri che hanno condotto ad un progressivo riavvicinamento tra anglicani e metodisti.
Lo scorso luglio è stato pubblicato un rapporto sulle relazioni tra la Chiesa cattolica e le chiese metodiste. Cosa è emerso?
“E’ il primo rapporto pubblicato dal 1967 – afferma Michael Evans – e tratta del tema dell’autorità all’interno della chiesa e del ruolo dei vescovi. Per i metodisti l’autorità è rappresentata all’interno della loro chiesa dall’organo che si chiama conferenza. Il rapporto evidenzia i progressi compiuti nelle relazioni tra le due chiese e le conseguenze concrete sono sotto gli occhi di tutti: stiamo cominciando a pensare e a parlarci in un modo diverso dal passato, con una maggiore sintonia”.
Può fare un esempio al riguardo?
“Un esempio possono essere i Sacramenti, a cominciare da quello dell’Ordine. Per i metodisti il sacerdozio non è da considerarsi necessariamente un sacramento. E’ una impostazione diversa da quella dei cattolici. Tuttavia la concezione del sacerdozio che si è affermata con il Concilio Vaticano II ci ha aiutato molto nel dialogo con i metodisti. Un altro tema controverso, come dicevo prima, è quello dell’autorità: i metodisti fanno fatica ad accettare l’infallibilità del Papa e del magistero. Ma credono con fermezza che Dio opera attraverso la Chiesa. A partire da questa convinzione è più facile per loro comprendere che cosa i cattolici intendano per infallibilità”.
Come procede il dialogo con la Chiesa anglicana?
“La Chiesa di Inghilterra è divisa al suo interno e quindi non è facile trovare un interlocutore con il quale dialogare. Oserei dire che è la più divisa tra tutte le chiese protestanti. L’ordinazione delle donne pastore, avvenuta nel 1994, è diventata un ostacolo significativo nel dialogo, perché la Chiesa di Inghilterra si è ulteriormente divisa su questo tema e quindi il dialogo è diventato più complicato”.
Per l’ecumenismo è più utile dialogare sulla dottrina, pregare insieme o impegnarsi in attività comuni?
“Tutti e tre i livelli sono importanti e rappresentano per così dire la Sacra Trinità dell’ecumenismo. Qualche progresso si vede rispetto agli ultimi trenta o quarant’anni nel lavoro fatto dalla commissione ‘ARCIC’ per il dialogo tra cattolici e anglicani. Importantissimo è stato anche il documento di due anni fa ‘The gift of authority’, ‘Il dono dell’autorità’, che ha presentato l’infallibilità come un possibile dono della Chiesa. Spesso il linguaggio – parlare per esempio di ‘ministero di discernimento che Dio manterrà libero da errori’, invece di ‘infallibilità’ – serve moltissimo ad avvicinare cristiani di fedi diverse.
Come sono i rapporti della Chiesa anglicana con le altre chiese protestanti in Gran Bretagna?
“La Chiesa di Inghilterra osserva il vescovo anglicano Barry Rogerson – ha ottenuto piena comunione con le chiese luterane del nord, con l’accordo di Porvoo che per noi è stato il passo avanti più importante nel dialogo ecumenico degli ultimi anni. Un altro accordo significativo è stato quello di Meissen, con le chiese luterane e riformate della Germania, la prima fase verso la piena comunione; infine con l’accordo di Revilly abbiamo deciso di avere scambio di ‘pulpiti’ con le chiese protestanti francesi. Ma di certo, la novità più significativa è l’accordo firmato con i metodisti lo scorso dicembre, in virtù del quale le due chiese potrebbero diventare una sola, in futuro”.
E per quanto riguarda la Chiesa cattolica?
“Importanti sono stati i documenti ‘Il dono dell’autorità’ e ‘Un solo pane, un solo corpo’, che hanno offerto aperture al dialogo. Il nodo cruciale resta quello dell’autorità del Papa. Personalmente credo che esso dipenda molto dal modo nel quale il Papa decida di esercitare la propria autorità. Nella misura in cui accettiamo che l’autorità nella chiesa possa essere esercitata in modo collegiale, questo avvicinerà anglicani e cattolici. D’altronde sono convinto che Dio ci chiami continuamente all’unità”.
Crede che la scelta del nuovo arcivescovo di Canterbury avrà conseguenze sui rapporti ecumenici?
“Senza dubbio avrà delle conseguenze. Ma i rapporti tra le due Chiese sono buoni e credo che il dialogo continuerà qualsiasi persona venga scelta per la sede di Canterbury”.