La Lituania è uno dei dieci Paesi candidati ad entrare nell’Unione Europea. Annessa all’Unione Sovietica nel 1940, ha riconquistato l’indipendenza il 9 febbraio del 1991. Oggi, la popolazione guarda all’Europa tra dubbi e speranze. Ne parliamo con padre Gintaras Grusas, segretario generale della Conferenza episcopale della Lituania. Con la Polonia, sono i due paesi dell’area ex-sovietica la cui popolazione è per maggioranza cattolica (80%). “Delle sfide che il nostro Paese sta affrontando dice padre Grusas – molte sono legate alla fase post-comunista. La principali riguardano la stabilità economica, il sistema educativo che è in un processo di rinnovamento e il sistema sanitario. La Lituania sta affrontando anche molti problemi di natura sociale, situazione comune a molti paesi post-comunisti. Preoccupa soprattutto la crescita della disoccupazione (interessa il 10% della popolazione). Tutti questi fattori hanno mortificato quella speranza che le persone avevano riposto nella conquista della libertà e della democrazia dopo anni di regime sovietico”. Con quali attese la popolazione guarda all’Europa? “In generale risponde padre Grusas la tendenza è piuttosto favorevole, nonostante i dubbi e le paure”. I timori spiega il segretario generale riguardano soprattutto “i cambiamenti di stili di vita che saranno necessari”. Preoccupano i “risvolti” che un’adesione all’Unione Europea comporta per l’agricoltura “la maggior parte della popolazione del Paese svolge un lavoro agricolo” – e sul sistema industriale. La Lituania ha una ricca produzione di energia nucleare e nel giugno del 2000, l’UE e altri paesi si sono impegnati a finanziare la chiusura della centrale di Ignalina. “La speranza prosegue padre Grusas – è soprattutto quella di rivedersi di nuovo integrati in un’Europa dalla quale ci si era divisi prima della guerra”. E da parte della Chiesa cattolica? “La Chiesa risponde padre Grusas – tiene a sottolineare che l’attenzione all’Europa non deve rimuovere il senso e la tradizione dei valori cristiani radicati nella cultura e nella società del nostro Paese. E in sintonia con i vescovi europei, anche i vescovi lituani incoraggiano il riconoscimento da parte dell’Unione Europea del ruolo delle religioni nella società”. Padre Grusas conclude: “La speranza è che i benefici reali e le politiche economiche e sociali che si metteranno in atto, siano sempre centrati sul valore e sul bene della persona”.