unione europea

” “Riforma UE: le proposte della Commissione” “

Nel corso della riunione del Collegio prevista il 5 novembre, la Commissione Europea approverà formalmente un documento destinato alla Convenzione per il futuro dell’Europa contenente le proposte dell’Esecutivo in ordine alla riforma delle istituzioni comunitarie e al loro metodo di lavoro. Il documento sarà presentato il giorno stesso da Romano Prodi nel corso della sessione plenaria della Convenzione (Bruxelles, 5-6 dicembre 2002). L’Esecutivo non sostiene l’ipotesi franco-britannica di nominare per cinque anni un “Presidente dell’Europa”, confermando la propria preferenza per il sistema attuale composto da due presidenze distinte, rispettivamente del Consiglio e della Commissione. Le Presidenze del Consiglio e del Consiglio Affari Generali – nell’ottica della Commissione – dovrebbero continuare ad essere gestite a rotazione semestrale dai Governi degli Stati membri, mentre per gli altri Consigli settoriali l’Esecutivo propone una presidenza annuale su nomina dei componenti del Consiglio. Una novità di rilievo consiste nella proposta di costituire un “Segretario dell’Unione per gli Affari Esteri”, dotato di potere d’iniziativa, incaricato di gestire la politica estera dell’Unione secondo un mandato conferito dal Consiglio. Tale figura unirebbe le funzioni attualmente svolte dall’Alto Rappresentante per la Politica estera e di sicurezza comune e dal Commissario alle Relazioni Esterne. Altra proposta di rilievo riguarda la carica di Presidente della Commissione: all’elezione da parte del Parlamento Europeo seguirebbe la ratifica della nomina in capo al Consiglio Europeo. Per quanto concerne i poteri dell’Europarlamento, la procedura di codecisione dovrebbe essere estesa a tutta l’attività legislativa comunitaria. In merito alla composizione della Commissione, infine, il documento ribadisce la preferenza della formula “un Commissario per Stato membro”, malgrado l’opposizione di Michel Barnier, Commissario e membro del Presidium della Convenzione, che caldeggia l’ipotesi di una Commissione ridotta intravedendo il rischio di perdita di collegialità e di interferenza dei Governi nei lavori dell’Esecutivo.