Cipro



“E’ facile dire quali siano le attese dei ciprioti per il prossimo vertice di Copenaghen: essere accettati dall’Europa”. Sintetizza in una battuta, padre Umberto Barato, vicario patriarcale latino di Cipro, le aspettative dell’isola riguardo all’imminente appuntamento europeo. “Tra le 10 nazioni che sono in predicato di entrare nell’UE – osserva il francescano – Cipro sembra essere la prima con le carte in regola. L’economia è abbastanza sana quindi il livello di vita è alto. Non ci sono stati particolari problemi nei vari settori della vita pubblica per adeguare la legge cipriota alle leggi dell’UE. I diritti umani sono rispettati. Praticamente non c’è disoccupazione; anzi l’isola con i suoi 700 mila abitanti può offrire opportunità di lavoro a molta gente, una volta che sia aperta all’Europa”. Nessuna perplessità, piuttosto l’auspicio che “l’adesione di Cipro all’Europa possa far superare una divisione che dura da quasi 30 anni“, cioè dall’invasione turca del 1974. Una divisione che “nessuno ha mai accettato”, spiega padre Barato, e “né le Nazioni Unite, né l’Europa, né altre nazioni o organismi internazionali hanno riconosciuto come permanente”. Lo Stato Turco di Cipro del Nord, dichiaratosi indipendente nel 1993, è riconosciuto infatti solo dalla Turchia, mentre il piano di soluzione per il problema di Cipro, presentato da Kofi Annan agli inizi di novembre, è ancora in attesa di una risposta. Gli abitanti di Cipro sono 786 mila, su una superficie di meno di 10 mila kmq. I cattolici battezzati sono 17 mila; l’80% della popolazione appartiene alla Chiesa autocefala di Cipro, greco-ortodossa. La Chiesa latina dipende dal patriarcato di Gerusalemme (con un vicario patriarcale, 9 sacerdoti e 4 parrocchie), mentre la Chiesa orientale maronita può contare su un arcivescovo (mons. Boutros Gemayel), 7 sacerdoti e 7 parrocchie.