“Con l’ingresso nell’Unione Europea la Slovenia corona un sogno lungo mille anni e conferma la propria sovranità, la propria indipendenza e la propria volontà di adesione alla cultura europea“. Questo evento così a lungo atteso si riveste dunque di significati che vanno ben oltre quello economico e politico.
“La Slovenia afferma Janez Gril, portavoce della Conferenza episcopale slovena – sarà uno degli Stati membri dell’UE con uguali doveri e diritti. Siamo pronti a dare il nostro contributo all’Unione e ci aspettiamo di essere trattati alla pari degli altri membri”. La speranza per Gril è quella che “l’ingresso nell’UE ci aiuti a diventare un Paese ancora più democratico, maturo e competitivo nel settore economico, politico e culturale così come più consapevole della propria identità, orgoglioso della propria cultura e allo stesso tempo più aperto e attento alle culture degli altri Stati membri”. Memore del proprio “passato comunista antieuropeo e antidemocratico”, la Slovenia si prepara anche all’allargamento del mercato. “La concorrenza spiega il portavoce – sarà più dura ma allo stesso tempo una sfida per gli imprenditori sloveni. Spero che dopo l’ingresso i rapporti tra la Slovenia ed i Paesi vicini siano sempre più amichevoli e privi di tensione. E’ tempo di nuove forme di collaborazione e di cooperazione”. Il tutto con la benedizione dei vescovi sloveni che nella primavera di questo anno avevano scritto “una lettera pastorale in cui spiegavano l’importanza per la Slovenia dell’ingresso nell’Unione Europea e nella Nato”. Già parte della Repubblica socialista jugoslava, la Slovenia è indipendente dal 25 giugno 1991. La Slovenia ha poco meno di due milioni di abitanti. L’82% è di religione cattolica. Le diocesi sono 3, le parrocchie 805 e 12 le altre sedi pastorali. Il clero annovera 12 vescovi, 895 sacerdoti e 295 religiosi. Intensa è l’attività della Chiesa nella scuola e nell’assistenza sociale, rispettivamente con 12 scuole di diverso ordine e grado e ben 22 organismi assistenziali.