” “Quotidiani e periodici” “


“Europa e populismo”: è il titolo di una pagina dedicata da Le Monde (26/11) all’analisi delle recenti tornate elettorali in Austria, Svizzera e Paesi Bassi, che hanno visto un generale “declino” delle formazioni politiche di estrema destra (con la sola eccezione della Svizzera). In Austria, dove il partito di Haider ha perso più del 16% dei voti, “i conservatori rompono la dinamica populista”, scrive Joelle Stolz soffermandosi sul più importante responso delle urne, che ha visto “trionfare” il partito di Schuessel, con il 42% dei voti (contro il 10% del partito ultranazionalista di Haider). “Di solito così pronto a mobilitare i media – annota la giornalista riferendosi ad Haider – il leader populista non aveva ancora fatto, lunedì mattina, alcun commento su questi risultati catastrofici”. “La democrazia ha vinto in Austria”, titola il Washington Post (27/11), secondo cui “Joerg Haider, che ha fatto irruzione sulla scena politica austriaca pochi anni fa denunciando gli immigrati e lanciando attentamente abili pepite di nostalgia dell’annessione, è una forza spenta”. Haider stesso, secondo il quotidiano americano, “ha aiutato a distruggere il partito che ha creato. La sua propensione per la cospirazione e per le interne mosse di partito ha aiutato a mettere fine alla coalizione con il centro-destra austriaco e il suo gusto per politiche perverse lo ha portato ad essere in confidenza con Saddam Hussein, per il disgusto di molti suoi compatrioti. Mentre molti una volta lo temevano, alla lunga egli è diventato una figura da ridere. Le sue t-shirt nere sono ridicole, non sinistre”.
Le elezioni in Austria sono variamente commentate anche dalla stampa tedesca di questa settimana. “ La scorsa domenica, l’Austria ha vissuto per la prima volta dal dopoguerra un’elezione veramente pluralistica“, afferma Ulrich Glauber sulla Frankfurter Rundschau ( FR) del 25/11. “ Dopo lunghi anni di agonia del sistema partitico, gli elettori hanno ridistribuito il loro potere populistico: ad approfittarne è stato solo il cancelliere Wolfgang Schüssel“. Sulla Frankfurter Allgemeine Zeitung del 26/11, Reinhard Olt scrive: “ La vittoria del presidente del partito popolare è più di un voto di proseguimento del corso riformista, avviato nel 2000: ha anche un valore storico“, poiché “ sotto la potente azione involontaria del Paese, Schüssel ha liberato l’Austria da Haider e dalla psicosi da questi generata“. Sulla FR del 26/11 si legge: “ Al di là della formazione della coalizione, ai vicini europei dell’Austria resta una retrospettiva sul contenimento del populismo di destra, effettuato da Schüssel: combatterlo significa evidentemente diventare populisti. Ma non tutti i bilanci della storia debbono essere di insegnamento“. “ Il partito popolare austriaco si è ripreso quel che il FPÖ, partito di Haider, aveva costantemente sottratto fin dal 1986“, annota Michael Frank per la Süddeutsche Zeitung del 26/11, aggiungendo: “ Il governo entrante deve riparare a molte novità dilettantistiche e alle controriforme nascoste ideologicamente degli ultimi tre anni“.
Sul recente vertice Nato a Praga, Horst Bacia scrive sulla Faz del 22/11: “ Con il primo vertice del nuovo secolo, la Nato si congeda con fermezza dai concetti e dalle forme di organizzazione in parte rimaste dall’era della guerra fredda“. Nella Süddeutsche Zeitung del 23/11, Stefan Kornelius commenta: “ Senza gli Usa, la Nato non è niente, solo con loro può essere tutto. In sostanza, la Nato è un’alleanza per gli Usa non solo un’alleanza con gli Usa“. “ Fine della Nato“, titola la Faz del 23/11: “ Nella nuova costellazione, il predominio dell’America è ancora maggiore che in passato“, scrive Karl Feldmeyer. Anche il settimanale Der Spiegel del 25/11 si occupa del vertice di Praga: “ Sul palcoscenico praghese, i capi di Stato e di governo hanno celebrato un’armoniosa festa di famiglia. Ma dietro le quinte c’è il fuoco. Sebbene dopo l’11 settembre la Nato abbia chiesto assistenza a favore degli Usa, cresce nel mentre l’allontanamento tra Washington e i partner europei“.
Il quotidiano spagnolo La Vanguardia (25/11) pubblica un articolo di Josep Miró i Ardèvol in cui si insiste sul necessario dialogo tra cristianesimo e laicità nell’Europa di oggi: “Non si può dimenticare che l’Europa attuale sorse dalla volontà di riconciliazione cristiana dei padri fondatori, Schumann, Adenauer, De Gasperi. I loro risultati fanno evidente il dialogo, l’apertura e l’impegno condiviso di tutti”. Il giornale di Madrid ABC (25/11) intervista lo storico Alberto Iniesta, collaboratore del cardinale Tarancón, figura chiave nella democratizzazione della Spagna. Secondo Iniesta “la Chiesa soffre un nuovo anticlericalismo ingiusto. È impopolare parlare della Chiesa. Di fronte a questa situazione noi cristiani dobbiamo fare quanto possibile per sopprimere l’aggressività e l’intolleranza”.