Puntano il dito contro “una minoranza di potenti, coalizioni di interesse, modi di fare mafiosi”, che “agiscono nell’impunità ed esercitano il potere di contaminare il mare e di distruggerlo” i tre vescovi responsabili dell’apostolato del mare di Spagna, Portogallo e Francia, a proposito del disastro ambientale e sociale provocato dall’affondamento della petroliera “Prestige” al largo delle coste galiziane. I tre vescovi mons. Luis Quinteiro, vescovo di Orense (Spagna), mons. Pierre Molères, vescovo di Bayonne (Francia) e mons. Januário Torgal Ferreira, vescovo, ordinario militare (Portogallo) – fanno riferimento agli armatori di pochi scrupoli che mettono in mare navi-carretta (come la “Prestige”) con “bandiere di convenienza” per arginare i controlli sul fronte della sicurezza e del rispetto delle leggi. Il naufragio della petroliera “Erika” tre anni fa sulle coste della Bretagna francese, scrivono i vescovi, “non è servito a niente” perché continua “lo sfruttamento frequente degli equipaggi di marinai, reclutati spesso nei Paesi del terzo mondo a costi più bassi”. E auspicano che “questa situazione diffusa di ingiustizia, corruzione e irresponsabilità finisca il prima possibile”. “Facciamo presente scrivono i vescovi – il nostro rifiuto a cedere al fatalismo, la nostra volontà di educare l’opinione pubblica, il nostro desiderio di far partecipare le comunità cristiane a tutto ciò che si fa nella società a favore dei marittimi, e a tutto ciò che si oppone alla distruzione e al degrado del mare”.