In Francia, le associazioni musulmane hanno fissato quest’anno al 7 novembre l’inizio del mese del Ramadan che ritma per 29 giorni la vita di 4,6 milioni di persone. La Francia detiene il primato del paese europeo con maggiore presenza islamica: sul suo territorio si stimano infatti dai 4 ai 4,6 milioni di musulmani. Seguono la Germania e la Gran Bretagna. All’interno della Chiesa cattolica, operano il Segretariato delle relazioni con l’Islam e un Comitato episcopale per le relazioni interreligiose che coordina tutte le iniziative e propone momenti formativi per aiutare i cristiani in questa esperienza di incontro e dialogo. Abbiamo approfittato di questa occasione per chiedere a mons. Jean-Luc Brunin , vescovo ausiliare di Lille, un bilancio sullo stato del dialogo con i musulmani. In Francia.
A che punto si trova oggi il dialogo cristiano-musulmano in Francia?
“C’è stata una prima fase di incontro perché non ci si conosceva e si dialogava sulla base di cliché negativi. Si è quindi cercato di fare un lavoro di riavvicinamento a livello di vita quotidiana nelle associazioni, nei quartieri, attraverso le parrocchie e i movimenti, per parlarsi, raccontare delle proprie feste… Oggi, a tre-quattro anni di distanza, siamo passati alla fase in cui i responsabili cristiani e musulmani ritengono che non basta più solo dialogare per conoscersi ma occorre anche mettersi di fronte alle questioni della società perché abbiamo dei valori e delle istanze da difendere. Penso a quelle essenziali riguardo alla pace a livello internazionale ma anche al vivere insieme nel quotidiano”.
E i giovani?
“Siamo arrivati ormai alla terza generazione. Ci sono regioni in cui non si vedono più giovani bianchi. Nella mia diocesi c’è un gruppo di giovani che ha provato il bisogno di ritrovarsi insieme come figli di immigrati. E’ una sfida importante: permettere ai giovani di conoscersi e lavorare insieme”.
Il dialogo con i musulmani si coniuga spesso con i problemi dell’immigrazione. Quali risposte cercano di dare le chiese?
“In Francia sono numerosi i problemi che riguardano l’immigrazione: i richiedenti asilo, i sans papier che si rifugiano nelle chiese sollevando l’interesse dei media. L’accoglienza dei sans papier non è solo un problema di chiesa ma di società. E la Chiesa facendo parte della società, esprime la necessità di trovare delle risposte in termini di accoglienza. Bisogna continuare ad accompagnare gli immigrati già residenti e che hanno problemi di inserimento sociale”.
Patrizia Caiffa