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Rafforzare il cammino di fede, il dialogo ” “ecumenico ed ” “interreligioso, ottenere il riconoscimento ” “giuridico e sostenere il Paese nella sua ” “richiesta di adesione all’Ue, sono gli impegni della Chiesa turca ” “” “
Alla vigilia della festa di S.Andrea apostolo, il prossimo 30 novembre, alla cui celebrazione partecipa tradizionalmente una delegazione della Santa Sede, portatrice di un messaggio del Papa e nell’imminenza del convegno ecclesiale della Chiesa cattolica turca, previsto dal 5 all’8 dicembre prossimo, SirEuropa ha posto alcune domande al portavoce della Cet, Conferenza episcopale turca, mons. Georges Marovitch . L’incontro è stato anche l’occasione per commentare le recenti elezioni e il difficile cammino del Paese per aderire all’Unione Europea, in attesa delle decisioni al riguardo del prossimo Consiglio europeo di Copenaghen, il 12 e 13 dicembre prossimo.
Quali speranze per la chiesa turca sono legate al prossimo Convegno ecclesiale?
“E’ un passo importante della Chiesa cattolica che vuole essere più attiva con i suoi fedeli nel cammino futuro nel nuovo millennio. Lo scopo è quello di ripensare a come vivere la nostra fede all’interno delle nostre famiglie e delle nostre comunità. A questo scopo sono state formate varie commissioni, Famiglia, Giovani, Ecumenismo, Catechesi, Liturgia, Dialogo interreligioso, composte da religiosi e laici. Al Convegno saranno presentati dei progetti per organizzare questo cammino”.
A proposito di dialogo: come è vissuto l’ecumenismo in Turchia?
“Direi molto positivamente. Abbiamo molte famiglie che si sono formate dopo matrimoni tra persone di diverse confessioni: greci ortodossi sposati con armeni cattolici, latini di rito cattolico con siriani ortodossi. Ed anche tra i più giovani i contatti sono buoni. In occasione delle grandi solennità, Natale, Pasqua, il Patriarcato greco invia dei suoi rappresentanti nelle nostre Chiese e noi ricambiamo la visita. Tuttavia non esiste un dialogo teologico tra le Chiese. Questo è tenuto a livelli più alti, tra Santa Sede e Patriarcato greco. Il momento più forte di contatto avviene durante la settimana di preghiera per l’unità dei cristiani fissata tradizionalmente a gennaio. Un segno forte potrebbe, infine, essere rappresentato dalla celebrazione comune della Pasqua nella stessa data. Le confessioni cristiane sono tutte d’accordo ma occorre attendere”.
E il dialogo interreligioso?
“Qui i progressi sono notevoli ed il mese del Ramadan lo conferma. Prima venivamo invitati al pasto di fine giornata, ‘iftars’ una o due volte in tutto il mese. Ora partecipiamo ad almeno 15-20 ‘iftars’. Coloro che leggono i giornali o guardano la televisione, vedendo cristiani e musulmani insieme si aprono di più al dialogo. Alla fine del Ramadan una delegazione cattolica si reca in visita dal muftì di Istanbul per consegnare il messaggio del Pontificio Consiglio per il dialogo. Oggi in Europa ci sono persone che criticano l’Islam. Noi non siamo d’accordo. Qui in Turchia da anni viviamo in armonia con i musulmani”.
Quale è il suo giudizio sulle recenti elezioni in Turchia e sull’eventuale adesione all’Ue?
“Il partito Akp, vincitore alle elezioni, rappresenta l’Islam moderato che vuole continuare le relazioni con le comunità non musulmane. La nostra speranza, adesso, è quella di risolvere il problema legato al riconoscimento della personalità giuridica della Chiesa cattolica. Il pacchetto di riforme dell’agosto di questo anno prevede degli articoli sulle Fondazioni religiose ma non è ancora chiaro come finirà il dibattito. Ci sono delle norme che pongono delle difficoltà. Dovremo dialogare con il nuovo Governo. Circa l’ingresso nell’Ue noi sosteniamo la Turchia con lo stesso vigore con cui chiediamo il riconoscimento giuridico della Chiesa”.