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Condanna del terrorismo dell’Eta” “” “

"Il nazionalismo non è legittimo quando ” “degenera in un’ideologia e in un progetto politico incapace di riconoscere i diritti dei cittadini", affermano i vescovi ” “spagnoli in un ” “documento contro il ” “terrorismo separatista basco” “” “


L’istruzione pastorale sulla “Valutazione morale del terrorismo in Spagna, delle sue cause e delle sue conseguenze” è stata presentata lo scorso 22 novembre, a conclusione della 79ª Assemblea plenaria della Conferenza episcopale spagnola. Il testo compie un’analisi del terrorismo e del “nazionalismo totalitario, matrice del terrorismo dell’Eta”, condanna tutte le aspirazioni di indipendenza dell’associazione terrorista e invita alla “conversione dei cuori”. Ne proponiamo una sintesi.

La più grande minaccia alla pace. I vescovi riconoscono che in Spagna “il terrorismo dell’Eta si è convertito negli ultimi anni nella più grande minaccia alla pace perché attenta crudelmente contro la vita umana, coarta la libertà delle persona e acceca la conoscenza della verità”. Si è cercata quindi una “valutazione morale del terrorismo dell’Eta che va oltre la condanna degli atti terroristici, cercando di scoprirne le cause profonde”. Il terrorismo è, secondo i vescovi spagnoli, “il proposito di uccidere e distruggere indistintamente uomini e beni, tramite l’uso sistematico del terrore con un’intenzione ideologica totalitaria”. Dunque, è “una realtà intrinsecamente perversa, mai giustificabile”. Secondo i vescovi, non si può capire il terrorismo dell’Eta senza tenere conto del “nazionalismo totalitario” che ne è alla radice. La natura del terrorismo, specificano, è diversa da quella della guerra o della guerriglia: “Se le azioni di guerra, mai desiderabili, possono essere riconosciute in alcuni casi come risposta legittima quando sia proporzionata di fronte all’aggressione ingiusta, il terrorismo non potrà mai essere considerato come una forma di legittima difesa perché non è una risposta proporzionata ma l’esercizio indiscriminato della violenza contro tutta una classe di persone”. È una “minaccia per tutti, perché tutti sono, di fatto, considerati come ‘colpevoli’ e potrebbero essere sacrificati in nome di obiettivi politici ‘superiori’. Per cui non si può accettare in nessun modo l’equiparazione del terrorismo all’azione di guerra”. Inoltre si tratta di un nazionalismo “totalitario, idolatrico e gravemente immorale”. I vescovi estendono la qualifica morale del terrorismo – assolutamente negativa – a chi senza intervenire direttamente negli attentati li rende possibili collaborando, a livello informativo o organizzativo.

Il secessionismo non è morale. La Conferenza episcopale spagnola dichiara che di fronte al terrorismo “non si può essere neutrali” perché il terrorismo cerca “la paura e l’odio sistematici”. “Il gruppo denominato Eta è un’associazione terrorista – dichiarano – di ideologia marxista rivoluzionaria, inserita nell’ambito politico-culturale di un determinato nazionalismo totalitario che persegue l’indipendenza del Paese Basco tramite tutti i mezzi”. I vescovi citano la dottrina sociale della Chiesa per ricordare che l’autodeterminazione dei popoli è un diritto ma solo in caso di “colonizzazione o invasione ingiusta”, ma non nel caso di secessionismo. Così, ricordano, “non è morale qualsiasi modo di propugnare l’indipendenza e creare un nuovo Stato”. E riconoscono che il nazionalismo è legittimo a patto che sia destinato al bene comune ma non quando “il nazionalismo degenera in un’ideologia e un progetto politico escludente, incapace di riconoscere i diritti dei cittadini”. Questo tipo di nazionalismo è quello dell’Eta, che “pretende di assolutizzare i suoi obiettivi per giustificare le sue azioni terroristiche”. “Il nazionalismo totalitario dell’Eta considera un valore assoluto il popolo indipendente, socialista e linguisticamente euskaldún (basco)”. Questo è un “nazionalismo totalitario, incompatibile con la dottrina cattolica”. Il testo insiste sul fatto che il riferimento giuridico ineludibile per la convivenza in Spagna è la Costituzione (1978). Di fronte al terrorismo dell’Eta la Chiesa proclama di nuovo “il bisogno della conversione dei cuori come l’unico cammino per l’autentica pace”. Il dialogo è anche un valore, ricordano i vescovi, ma non il dialogo con l’Eta “che non può essere considerata interlocutore politico di uno Stato legittimo, né rappresenta politicamente a nessuno”. Il dialogo si deve fare con le diverse istituzioni sociali e politiche che vogliono eliminare il terrorismo. In questo senso, “la Chiesa offre il suo contributo come un’azione specifica della sua missione pastorale”.