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Verso l’Europa ” “con la Carta ecumenica” “

"Conoscersi meglio per non temersi": questo l’appello lanciato dai ” “giovani cristiani armeni delle diverse confessioni riuniti per la prima ” “volta insieme” “” “


“Parlare della Charta Oecumenica e offrire un’occasione di scambio sulla situazione dei giovani e del loro rapporto con la Chiesa nei paesi dell’ex-URSS”. Questi per mons. Jaznik Petrossian, Segretario per le relazioni ecumeniche della Chiesa apostolica armena, gli obiettivi del primo seminario nazionale di giovani cristiani armeni, sul tema “Giovani e Chiesa”. L’incontro, svoltosi nei giorni scorsi a Tsaghkadzor (“valle dei fiori”) – a circa 70 km da Yerevan, capitale dell’Armenia – è stato promosso dalla “Armenia Round Table” del Consiglio mondiale delle Chiese, di cui fanno parte la Chiesa apostolica armena e la Chiesa cattolica. Al seminario hanno partecipato circa 50 giovani. Erano anche presenti alcuni rappresentanti del Patriarcato di Mosca, Chiesta ortodossa ceca, Chiesa greco-cattolica della Bulgaria, Chiesa armena in Georgia, Chiesa luterana della Lettonia e Consiglio delle Conferenze episcopali d’Europa (Ccee). Attualmente in Armenia i cattolici sono il 10% della popolazione, circa 300.000, secondo fonti cattoliche. Vi sono 3 sacerdoti e 9 religiose impegnati soprattutto negli “orfanotrofi”.

Un lavoro di gruppo. “Come è possibile curare le memorie; come vorresti che fossero le preghiere agli incontri ecumenici? Come possono essere mantenuti insieme fedeltà alla tradizione e movimento ecumenico? La tolleranza è risposta agli estremismi?”. Sono le domande che hanno guidato le riflessioni dei gruppi di studio. Alcune parole chiave sono tornate negli interventi e nei dibattiti: “L’identità armena, fatta di 1700 anni di storia cristiana, la fedeltà e il rispetto delle tradizioni, la comune appartenenza a questa storia; il dialogo”. A tal proposito è emersa la necessità di “conoscersi meglio per non temersi”.
I compiti della Chiesa verso i giovani. “I giovani in Armenia vivono nell’insicurezza, nella disperazione, non hanno valori morali. E, dopo 70 anni di intolleranza religiosa, hanno una grande sete di Dio”. È quanto ha affermato Harout Nercessian, della Chiesa evangelica armena, che ha anche tracciato un quadro della situazione sociale del Paese: “Idealismo e senso di forza, legati alla vittoria della guerra contro l’Azerbaidjan per la regione del Karabagh, contrastano con la crisi economica e la mancanza di generi e servizi di prima necessità. C’è delusione verso la vita politica, corruzione e disoccupazione”. Per questo, ha affermato padre Vahram Melikan, direttore del servizio di informazione della Chiesa apostolica armena, “il primo compito della Chiesa verso i giovani è creare comunità cristiane dove sia possibile condividere la vita di fede, l’attività lavorativa e creativa”. C’è bisogno, ha aggiunto padre Artemij Skripkin, della Chiesa ortodossa russa, di “comunità di amore. Solo nell’amore si può essere radicali!”.
Cosa pensano i giovani dell’ecumenismo e dell’Europa? Una ragazza, con un’esperienza ecumenica e diversi viaggi in Occidente, ha risposto: “Il mio giudizio sul cristianesimo in Europa è cambiato da quando ho conosciuto esperienze di vita cristiana radicale, come quella di alcuni monasteri carmelitani”. L’Europa, per i giovani armeni, è “possibilità di incontro e di dialogo con altri cristiani, di conoscenza delle altre tradizioni”. Ma anche “opportunità di formazione ecumenica nelle facoltà teologiche e, in alcuni casi, di finanziamento: il 55% della popolazione armena vive al di sotto della soglia di povertà”.
Insieme ai cristiani d’Europa. Alla fine dell’incontro molti giovani hanno chiesto “di poter ricevere il testo in armeno della Charta Oecumenica; di poterlo discutere in futuro, per sentirsi più partecipi del cammino che i cristiani stanno vivendo in Europa”. Un interesse che, come ha sottolineato suor Arousiag Sajonian, superiora del Convento di nostra Signore dell’Armenia, rispecchia “la voglia di impegnarsi per la Chiesa e per l’Armenia per costruire qualcosa di nuovo”. I giovani hanno infine espresso le proprie idee sulle “preghiere agli incontri ecumenici” e sulla “guarigione della memoria”. “Le preghiere ecumeniche – hanno detto – vanno vissute insieme, ma nella fedeltà alla tradizione di ciascuna Chiesa”. Per quanto riguarda la memoria: “Il genocidio del 1915, che ha causato la morte di oltre 1,5 milioni di armeni, non è stato ancora dimenticato. Ma – hanno detto i giovani ortodossi – le ferite guariscono evitando di infliggerne altre!”.