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La Francia allarga la "fascia televisiva ” “protetta" per i minori, ma per Cesare Mirabelli non è sufficiente: ” “occorre ” “responsabilizzare ” “di più utenti ” “e operatori” “” “
Via dagli schermi televisivi film e fiction violente, forti restrizioni alla pornografia, decoder più difficili da violare, una diversa classificazione per le produzioni cinematografiche e divieto di trasmettere immagini che possono turbare i minori dalle 6.30 alle 22.30. Sono questi alcuni dei punti principali della proposta di una Commissione di 40 saggi, voluta dal ministro francese della cultura e comunicazione, Blandine Kriegel, consigliere del presidente Jacques Chirac, che intende, in tal modo, porre delle regole per evitare l’assuefazione dei minori alla violenza. Ne abbiamo parlato con Cesare Mirabelli , presidente del Consiglio nazionale degli utenti, già presidente della Corte costituzionale, in occasione della “Giornata mondiale della televisione” che ricorre ogni anno il 21 novembre.
Cosa pensa della proposta francese per la difesa dei minori di fronte alla tv?
“Ogni strumento che rafforza la tutela dei minori è importante. Ma è bene ricordare che anche in altri Paesi ci sono dei sistemi di classificazione indipendenti dei programmi con esperti che visionano e valutano le trasmissioni su criteri prestabiliti. È un’iniziativa molto positiva poiché consente un consumo meditato e libero dei programmi e anche un coinvolgimento delle famiglie. La televisione, d’altronde, propone dei prodotti che si conoscono solo mentre si consumano”.
Sono misure sufficienti per responsabilizzare le emittenti a produrre una tv di qualità?
“No. Non esiste una misura che, da sola, possa risolvere il problema. Ci sono, invece, misure complementari. Individuare dei meccanismi che escludano dei programmi non significa ancora fare buona televisione. Non basta escludere ciò che è negativo ma occorre promuovere ciò che è positivo”.
In che modo?
“Offrendo dei contenuti non noiosi, in programmi di intrattenimento ma anche di formazione. Bisogna puntare alla responsabilità e alla responsabilizzazione delle emittenti, alla professionalità degli addetti, usare un linguaggio comprensibile dai giovani e dai ragazzi e coinvolgere le famiglie perché siano in grado di selezionare ciò che i loro ragazzi vedono e valutare la pericolosità eventuale di alcune trasmissioni. Infine la fascia del divieto che proibisce l’uso del mezzo televisivo per diffondere messaggi che possono arrecare danni ai minori: ci sono delle convenzioni internazionali che stabiliscono dei principi a riguardo”.
Intanto è stato varato il codice di autoregolamentazione a tutela dei minori: qualcosa di già visto o di nuovo?
“Viene ripreso nei contenuti ma con qualche miglioramento, un codice di autoregolamentazione che era stato sottoscritto in precedenza durante la presidenza del consiglio di Romano Prodi nel 1997 e che non ha mai funzionato nelle Commissioni che dovevano assicurarne l’applicazione. Ora questo nuovo codice fissa delle sanzioni oltre a stabilire elementi positivi da promuovere. E’ lecito attendersi che le emittenti diano efficacia agli impegni assunti”.
L’UE intende rivedere le direttive “Tv senza frontiere” che stabilivano regole comuni in diversi settori, dalla pubblicità alle produzioni. Cosa ne pensa?
“La televisione ha un influsso che travalica i confini di ogni singolo Paese. Dunque è opportuno avere delle regole comuni. Le discipline comunitarie tendono, tuttavia, a segnare la soglia minima di tutela che nei singoli Stati può essere rafforzata. Emerge una consapevolezza dell’esigenza della tutela dei minori in questo settore”.
D.R.