vertice nato" "

Allargamento ad Est” “

” “L’Alleanza Atlantica si prepara ad accogliere nuovi membri dall’Europa ” “centro-orientale. ” “Si aprono così nuove prospettive di azione, in collaborazione con l’UE allargata a 25 Paesi ” “


La Nato propone al Vertice di Praga, in programma il 21 e 22 novembre, un nuovo allargamento a sette dei dieci Paesi che da tempo partecipano al Piano d’azione per l’adesione. I nuovi membri dovrebbero essere: Romania, Bulgaria, Estonia, Lituania, Lettonia, Slovenia e Slovacchia. L’Alleanza Atlantica passerà così da 19 a 26 paesi. “Con un po’ di fortuna, la Nato che emergerà dal summit di Praga sarà un’organizzazione completamente diversa da quella che abbiamo conosciuto”, commenta l’Economist del 22 novembre. Per analizzare il ruolo e le sfide della rinnovata Alleanza Atlantica, abbiamo intervistato Eamon Rascoe , storico e politologo inglese, esperto di questioni relative alla “geopolitica” dell’Europa centro-orientale.

Come valuta questo ulteriore allargamento della Nato?
“E’ opportuno ricordare che soltanto tre anni orsono la Nato aveva aperto le porte a Polonia, Repubblica Ceca ed Ungheria, gli Stati maggiormente significativi dell’ex blocco comunista. Le nuove adesioni, quindi, non fanno altro che confermare ed integrare un cammino intrapreso con convinzione e non – come qualcuno erroneamente afferma – per convenienza politica. In realtà è un fatto molto importante per il processo attualmente in atto di una più ampia e generale riunificazione dell’Europa dal secondo dopoguerra ad oggi. Potremmo idealmente qualificare la nuova ondata di adesioni alla Nato come la ‘seconda fase del Piano Marshall’. Anche perché, per i Paesi dell’ex patto di Varsavia, l’adesione all’Alleanza Atlantica è sempre stata considerata come una sorta di biglietto da visita per l’ingresso nell’UE”.
La Nato cambierà ora definitivamente la propria ragione d’esistenza?
“La Nato è e resterà soprattutto un’alleanza per la difesa reciproca dei membri in caso di attacco armato proveniente dall’esterno. Detto questo, è altrettanto evidente che il ‘nemico originario’ – ovvero il Patto di Varsavia – non esiste più. Esistono una serie di altre minacce, a cominciare dal terrorismo internazionale, per le quali la Nato deve contribuire d’intesa con gli Stati membri a ‘proteggere’ i cittadini. Ma per fungere da deterrente contro il terrorismo bisogna essere in grado di essere credibili, soprattutto dal punto di vista della capacità militare. Il Vertice di Praga si propone tra l’altro di rendere maggiormente operativo e di modernizzare l’apparato bellico dei suoi membri europei, spesso obsoleto e non conforme ai nuovi parametri tecnologici che le minacce odierne impongono. Per esempio, Lord Robertson ha recentemente confessato che dei 2800 aerei da combattimento europei, solo il dieci per cento è in grado di volare giorno e notte ventiquattro ore su ventiquattro. Mentre gli Stati Uniti hanno 1400 aerei da combattimento tutti operativi in qualsiasi istante e con qualsiasi condizione atmosferica”.
La Nato allargata, in collaborazione con l’UE allargata, sarà in grado di combattere efficacemente i molti problemi che affliggono i Paesi dell’Est europeo?
“La Nato non è solo una presenza militare. I nuovi scenari geopolitici europei e mondiali rendono fondamentale il ruolo dell’Alleanza Atlantica in molti altri settori. Ad esempio, cooperazione ed investimenti in ambito Nato significano aiuto allo sviluppo per molte aree in declino o storicamente povere dei Paesi orientali. Inoltre, essere un deterrente credibile contro il terrorismo all’interno di un’area geografica così vasta garantisce stabilità economica e politica, progresso e protezione sociale: in ultima istanza, si lavora per la pace, che poi è il fine di ogni attività dell’Alleanza. Per quanto concerne il fenomeno dell’immigrazione illegale, ad esempio, uno dei compiti che la Nato è chiamata a svolgere è quello di aumentare la cooperazione tra forze di polizia e militari per sconfiggere le organizzazioni criminali ed arginare i flussi di clandestini”.