editoriale" "

Un "vocabolario diverso"” “” “

Giovanni Paolo II ” “ribadisce in tutti i suoi interventi rivolti ai ” “rappresentanti delle ” “istituzioni politiche ” “nazionali ed europee il richiamo alle radici ” “cristiane. Nell’idea di Europa del Papa quale posto occupa la Bibbia?” “


Nel IX secolo, col latino e la Bibbia veniva costruita l’Europa; anche san Francesco imparava con i Salmi a leggere e scrivere. Il legame tra la Bibbia e l’identità cristiana dell’Europa è dunque costitutivo, fin dagli albori della sua storia. Anche oggi, però, senza il riferimento ai testi, alla tradizione, alle immagini bibliche risulta difficile capire il nostro tempo: a cominciare dalla struttura e dalla costruzione delle città, passando per i musei e per i luoghi e i tesori dell’arte e della storia, se non conoscessimo i testi biblici non riusciremmo a decifrare tali linguaggi.
Le memorie e le testimonianze del passato sono intessute di simboli che hanno sempre bisogno di una lettura, per poterli rielaborare attraverso i codici culturali attuali, e la Bibbia rimane il testo fondamentale per dare corpo a quest’opera di interpretazione.
La Bibbia dà anche valore e spessore alle parole: alla pace, che va ricondotta dall’assenza di guerra alla ricerca della comunione tra le persone; alla solidarietà; alla “antropologia del dono” come antidoto alla cultura dell’autorealizzazione oggi dominante. Alla nostra società farebbe bene un “vocabolario diverso”, e in particolare per i cattolici europei l’invito che viene dalle Scritture è quello ad un linguaggio controcorrente, capace di dire la verità sull’uomo e sul mondo. Per i cristiani d’Europa, la Bibbia contiene inoltre un forte invito a tornare alle radici della propria fede: la consapevolezza che l’atto, unico nella storia, della venuta di Cristo ci ha cambiato profondamente, segna in profondità la nostra storia, individuale e collettiva, e non solo in senso conoscitivo, ma negli affetti, nella relazione tra le persone.
Il “cuore”, altra parola centrale della Bibbia, è un incessante appello all’interiorità, al ruolo della coscienza che è anche radice dell’agire, contro l’ipocrisia che ci circonda.
Andare alle radici, per i credenti del nostro continente, significa anche riscoprire il ruolo delle religioni per una “cultura della memoria”: la Bibbia è un racconto, della propria famiglia, del popolo di Dio ed ogni racconto presenta anche modelli di agire, scelte possibili e radicali, ci offre un percorso nell’una o nell’altra direzione.
Negli atti degli Apostoli, cap. 16, San Paolo arriva in Europa perché la Macedonia ha bisogno di lui. La Bibbia è dunque fondamentale non solo per un’Europa cristiana, ma anche per salvaguardare comportamenti umani che si vanno perdendo: basti pensare alla difesa della vita, al rispetto delle persone, al perdono, tutti valori essenziali anche per chi non crede. Come ha detto di recente il card. Carlo Maria Martini, la Bibbia è “un libro sapienziale, che esprime la condizione umana nella sua verità in una forma così efficace, così attraente, così incisiva che ogni persona umana, di qualunque continente e cultura, può sentirsi specchiata almeno in parte in essa”. Per questo una conoscenza, almeno parziale, della Bibbia dovrebbe far parte del bagaglio culturale di chi vive in Europa, da favorire anche attraverso i programmi scolastici generali (e non solo dell’insegnamento della religione cattolica).