Chiesa cattolica ancora nel mirino in Colombia: mons. Jorge Enrique Jimenez Carvajal (60 anni), vescovo di Zipaquirà e presidente del Celam, (Consiglio episcopale latino americano), è stato rapito lo scorso 11 novembre dalle Forze armate rivoluzionarie (Farc). Con lui anche un sacerdote che lo accompagnava, padre Desiderio Orjuela (65 anni). Il vescovo si era recato nel Dipartimento di Cundinamarca per celebrare dei battesimi e delle prime comunioni quando è stato ‘prelevato’ da uomini armati. Dato l’allarme l’esercito colombiano ha avviato una vasta operazione per rintracciare mons. Jimenez e padre Orjuela. Intanto il primate cattolico cileno, card. Francisco Errazuriz, ha assunto, ad interim, la presidenza del Celam. Non è la prima volta che prelati della Chiesa cattolica vengono presi di mira dalla guerriglia marxista delle Farc. Dal 1989 sono oltre 20 i sacerdoti e due i prelati uccisi da guerriglieri, paramilitari e banditi legati al traffico degli stupefacenti. Lo scorso marzo era stato ucciso l’arcivescovo di Calì, mons. Isaias Duarte.
Appresa la notizia del rapimento Giovanni Paolo II aveva subito pregato e lanciato un appello per la liberazione del vescovo e del sacerdote. Richiesta reiterata anche lo scorso 13 novembre, al termine della tradizionale udienza del mercoledì. La notizia ha suscitato numerose reazioni anche all’interno delle Chiese europee. Il Presidente del Consiglio delle Conferenze episcopali d’Europa (Ccee), mons. Amédée Grab, vescovo di Chur (Svizzera), a nome di tutti i vescovi europei, in una nota ha assicurato “alla Chiesa della Colombia e a tutto il Celam la più viva comunione”. La Comece, la Commissione degli episcopati della Comunità europea, in un messaggio del suo segretario generale, mons. Noël Treanor, ha chiesto ai leader dell’Unione europea, Romano Prodi, Javier Solana, Chriss Patten e Per Stig Møller, “di adoperarsi in ogni modo” per la liberazione del vescovo. Una condanna di tutti gli atti di violenza è giunta anche dalla Conferenza episcopale spagnola.